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Focolai di lingua blu in Sardegna: allerta in Parlamento e richieste di intervento

Focolai di lingua blu in Sardegna: allerta in Parlamento e richieste di intervento

Focolai di lingua blu in Sardegna: allerta in Parlamento e richieste di intervento

In Sardegna, l’emergenza legata ai focolai di lingua blu sta assumendo dimensioni preoccupanti, con un numero crescente di casi che ha toccato quota 1.105. Di questi, 610 sono attribuiti a un virus di sierotipo sconosciuto, principalmente nelle province di Nuoro e Oristano. Questa grave situazione ha sollevato l’allerta anche in Parlamento, dove un gruppo di deputati del Partito Democratico, guidati da Stefano Vaccari, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Emergenza in Sardegna

I membri del PD, tra cui Silvio Lai, hanno messo in evidenza la lentezza del Governo nell’affrontare le crisi, accusando l’esecutivo di un approccio reattivo piuttosto che proattivo, soprattutto in regioni sotto la loro gestione. Lai ha sottolineato che l’epidemia di lingua blu avrà conseguenze dirette sul settore lattiero-caseario, portando a una riduzione della produzione di latte e complicazioni nella movimentazione di greggi e mandrie. Questi fattori rischiano di influire negativamente sui costi e sui prezzi, facendo pesare l’impatto sui produttori e sui consumatori finali.

“Oltre alla Sardegna, anche il Piemonte e la Calabria stanno vivendo situazioni analoghe, ma con dati sensibilmente inferiori rispetto all’isola”, ha aggiunto Lai. Con l’interrogazione, si chiede se esista un piano di intervento per affrontare questa emergenza sanitaria, evidenziando la necessità di misure preventive e di risarcimenti per gli allevatori colpiti.

Impatti economici del virus

La preoccupazione per la lingua blu è accresciuta dal ruolo cruciale che l’allevamento ovino riveste per l’economia sarda, contribuendo al 65% del PIL regionale in agricoltura. Questo settore non è solo significativo dal punto di vista economico, ma ha anche un’importanza culturale e identitaria per l’isola. Copagri Sardegna ha denunciato una “situazione drammatica”, suggerendo alla Regione di attivare un tavolo di confronto per affrontare la questione.

Il presidente di Copagri Sardegna, Giuseppe Patteri, ha sottolineato l’importanza di avere un quadro chiaro sui vaccini disponibili e sull’andamento delle vaccinazioni, evidenziando che senza queste informazioni sarà difficile pianificare un intervento efficace per la prevenzione e la sicurezza degli allevamenti non ancora contagiati.

Necessità di vaccini e strategie preventive

La richiesta di rendere il vaccino disponibile non solo per gli ovini, ma anche per gli allevamenti di bovini, è un’altra priorità sollevata dai rappresentanti del settore. In particolare, il bovino può fungere da portatore sano del virus, e un blocco delle movimentazioni verso il Continente sarebbe un colpo mortale per la produttività agroalimentare dell’isola, già falcidiata dalla siccità.

“Il virus può essere controllato attraverso l’utilizzo dei vaccini esistenti e disinfestazione mirata contro il vettore dell’infezione”, ha affermato il direttore di Copagri Sardegna, Mario Putzolu. Tuttavia, ha anche avvertito che la mancanza di coordinamento rende debole il sistema di prevenzione. È fondamentale verificare la disponibilità di un vaccino per il sierotipo 3, particolarmente aggressivo e diffuso nel sud-ovest dell’isola.

Richiesta di un intervento tempestivo

Il consigliere regionale di Fdi, Gigi Rubiu, ha richiesto con urgenza alla presidente della Regione, Todde, di convocare le associazioni di categoria per istituire una task force contro la lingua blu. Ha criticato la lentezza degli assessorati regionali, che non hanno ancora attuato misure per contrastare una crisi che comporta perdite significative sia in termini di animali che di fatturato per le aziende agricole. È cruciale avviare immediatamente la campagna di vaccinazione e garantire fondi adeguati per risarcire i danni.

In sintesi, la situazione della lingua blu in Sardegna richiede attenzione urgente da parte delle istituzioni, per proteggere non solo il settore agricolo, ma anche l’economia e l’identità culturale dell’isola.

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