In 400 mila per Papa Francesco, il Papa dei poveri e dei migranti
Il mondo saluta Papa Francesco, un Pontefice che ha incarnato il messaggio di misericordia e solidarietà. Circa 400 mila persone si sono radunate in Piazza San Pietro per dare l’ultimo saluto a un Papa che ha dedicato la propria vita a chi è in difficoltà, auspicando pace e dialogo in un contesto globale segnato da conflitti e sofferenze. Durante la messa esequiale, il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, ha descritto il carisma di Bergoglio, sottolineando il suo impegno per una Chiesa “aperta a tutti”, un principio fondamentale che ha guidato il suo pontificato.
La Chiesa come “casa per tutti”
Il cardinale Re ha evocato, con grande emozione, la visione di Francesco per la Chiesa, che doveva essere “una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte”. Questa apertura si è tradotta in una miriade di azioni e gesti significativi, volti a soccorrere i più vulnerabili, inclusi rifugiati e profughi. Tra i momenti più toccanti del suo pontificato c’è il viaggio a Lampedusa e la celebrazione della messa al confine tra Messico e Stati Uniti, rispecchiando il suo desiderio di mettere in luce le urgenze umane.
La sua immagine della Chiesa come un “ospedale da campo” evidenziava il bisogno di prendersi cura delle ferite delle persone in un mondo spesso lacerato da divisioni e conflitti. Francesco ha continuamente esortato i leader mondiali a trovare soluzioni pacifiche alle crisi, un messaggio che risuona con forza anche nel giorno del suo addio.
Il ricordo di un Papa vicino alla gente
La celebrazione dei suoi funerali ha visto una partecipazione straordinaria: oltre 250 mila persone si sono unite ai massimi leader mondiali, ma un posto speciale era riservato ai meno fortunati. Tra i presenti, un gruppo di poveri, migranti e detenuti ha accolto il feretro del Papa, dimostrando l’amore e la connessione che Francesco aveva con gli ultimi. La sua umanità e la sua capacità di avvicinarsi a tutti, senza distinzione, hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa.
Il cardinale Re ha ricordato come Bergoglio non si sia mai stancato di denunciare la “cultura dello scarto”, promuovendo invece la “cultura dell’incontro e della solidarietà”. Un approccio che ha toccato le menti e i cuori non solo dei fedeli, ma anche di chi se ne era allontanato.
Le parole che risuonano nel cuore
Alla fine della celebrazione, il cardinale ha rivolto un’ultima richiesta al Papa, invitandolo a pregare per il popolo di Dio e per il mondo intero, come ha sempre fatto durante il suo pontificato. Sono state parole di speranza e di gratitudine, un richiamo a mantenere viva la fiaccola dell’amore e della compassione, tanto cara a Francesco.
Con il suo attivismo in favore dei più deboli e la ferma posizione in favore della pace, Papa Francesco resterà nella memoria collettiva come il Papa dei poveri e dei migranti, una figura che ha saputo ispirare generazioni e che continuerà a farlo anche dopo la sua morte. La sua missione di amore e giustizia sociale vivrà nei cuori di coloro che continueranno a lottare per un mondo migliore.