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Attilio Cubeddu è uno dei nomi più enigmatici e temuti della criminalità italiana. Inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità dal Ministero dell’Interno, la sua storia sembra uscita da un romanzo noir: un passato da boss dell’Anonima sequestri sarda, una fuga perfetta e una caccia all’uomo che dura da oltre vent’anni. Ma chi è davvero l’uomo che ha terrorizzato l’Italia con i suoi rapimenti?
Dai sequestri alla latitanza: l’ascesa di Cubeddu
Nato ad Arzana, in provincia di Nuoro, nel 1947, Attilio Cubeddu inizia presto a macchiarsi di reati violenti. La sua specializzazione? I sequestri di persona. Tra gli anni ’70 e ’80, diventa un protagonista dell’Anonima sequestri sarda, un’organizzazione che colpisce in Sardegna ma anche in Toscana ed Emilia Romagna. Tra le vittime più illustri, Cristina Peruzzi, Ludovica Rangoni Machiavelli e Patrizia Bauer.
Arrestato nel 1984 a Riccione e condannato a 30 anni, Cubeddu sembra scontare la pena da detenuto modello. Grazie a una serie di permessi premio, però, nel gennaio 1997 scompare durante un permesso a Badu ‘e Carros. Da quel momento, diventa un fantasma: compare solo durante il sequestro Soffiantini, dove viene descritto come “il più cattivo di tutti”.
La caccia infinita e i misteri irrisolti
Polizia e carabinieri lo cercano in mezza Europa: Corsica, Spagna, Germania e persino in Sud America. Ma molti credono che sia rimasto in Sardegna, protetto da una fitta rete di complici. Negli anni, si sono diffuse voci sulla sua morte, forse per mano di un complice. Ma senza prove, la caccia continua.
Oggi, nuove indagini potrebbero far luce sul caso. Gli investigatori stanno analizzando tracce biologiche per ricostruire il suo profilo genetico, mentre perquisizioni mirate tra i suoi contatti fanno sperare in una svolta. La primula rossa sarda ha ancora giorni di libertà? La risposta potrebbe arrivare presto.
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