Emergenza femminicidi in Turchia, le critiche al governo Erdogan aumentano
Negli ultimi mesi, la Turchia ha assistito a un’impennata di critiche nei confronti del governo di Recep Tayyip Erdogan, principalmente per l’inasprimento della violenza di genere. Le statistiche parlano chiaro: il Paese si colloca tra i peggiori al mondo per quanto riguarda gli atti violenti contro le donne. La situazione è diventata ancor più allarmante dopo il recente femminicidio di due giovani donne a Istanbul, uccise da un ragazzo di diciannove anni. Gli atti di violenza, soprattutto femminicidi, non fanno che crescere, suscitando indignazione e richiesta di maggiore protezione per le donne.
Un allarmante aumento dei femminicidi
Secondo il gruppo di difesa femminile KCDP, dal 2008 al 2019, 3.185 donne sono state uccise da uomini, e dal 2020 fino a settembre 2024 almeno 1.499 femminicidi sono stati registrati, con una crescente incidenza annuale. Queste statistiche non includono circa 1.030 donne le cui morti sono considerate sospette. Da gennaio 2013 a luglio 2024, oltre 1,4 milioni di donne hanno riferito di aver subito abusi domestici, un numero che sottolinea l’entità del problema in Turchia e richiama l’urgenza di un intervento efficace.
Durante il mese passato, centinaia di manifestanti sono scesi in strada in varie città turche, esprimendo il proprio malcontento verso Erdogan per la sua presunta incapacità di proteggere le donne dalla violenza. In risposta a queste critiche, il presidente ha promesso di rafforzare le leggi riguardanti i crimini contro donne e bambini e di istituire una nuova unità presso il Ministero della Giustizia per monitorare più da vicino questi casi. Tuttavia, molti gruppi per la difesa dei diritti femminili sostengono che le azioni del governo siano reattive e superficiali, mosse più dalle pressioni sui social media che dalle reali necessità di chi vive situazioni di violenza.
Le accuse di antifemminismo
Le organizzazioni internazionali, come la Human Rights Foundation, hanno accusato il governo di Erdogan di non essere riuscito a prevenire in modo adeguato il femminicidio e la violenza contro donne e minoranze di genere. Le autorità turche sono accusate di esercitare un controllo eccessivo sui media, limitando la libertà di espressione e silenziando le voci delle donne e dei gruppi femministi. Una ricerca condotta su Frontiers in Psychology conferma che il governo promuove politiche basate su stereotipi di genere, contribuendo alla stigmatizzazione del femminismo e alla disumanizzazione delle donne.
Molti critici sostengono che il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan abbia adottato un atteggiamento sempre più apertamente antifemminista. Questa tendenza ha portato a una cultura di colpevolizzazione delle vittime, dove la testimonianza di un uomo è spesso considerata più credibile di quella di una donna. Le misure giuridiche adottate nei casi di violenza domestica sono blande e i violatori ricevono punizioni minime, il che spinge le forze dell’ordine a intervenire con ritardo o addirittura a ignorare gli ordini restrittivi che tutelano donne in pericolo.
Il ritiro dalla Convenzione di Istanbul
Un ulteriore elemento di preoccupazione è il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, un trattato significativo dedicato alla prevenzione e alla lotta contro la violenza di genere. La Turchia, primo Paese a sottoscrivere questa convenzione nel 2011, ha giustificato la propria decisione affermando che essa fosse stata “sequestrata” da gruppi che avrebbero cercato di normalizzare comportamenti considerati incompatibili con i valori “sociali e familiari” della nazione. Questa decisione ha sollevato sconcerto tra le organizzazioni per i diritti umani e le attiviste, poiché il ritiro è visto come un passo indietro nella lotta contro la violenza di genere.
In sintesi, la violenza di genere e i femminicidi in Turchia rappresentano una crisi allarmante che il governo di Erdogan non sembra affrontare con la necessaria serietà. Le richieste di giustizia e protezione per le donne continuano a crescere, facendo emergere la necessità di un cambiamento radicale nelle politiche e nelle leggi del Paese. La comunità internazionale guarda con attenzione alla situazione, sperando che le pressioni umane possano finalmente portare a un reale miglioramento nelle condizioni per le donne in Turchia.