Un albergatore romano attraverso sette Giubilei e l’evoluzione del turismo
L’ospitalità a Roma ha una storia ricca e affascinante, intrecciata con i Giubilei che hanno segnato importanti momenti nella vita della città. Massimo Bettoja, un nome emblematico nell’industria alberghiera romana, racconta come la sua famiglia si sia evoluta insieme ai cambiamenti del turismo nel corso di oltre un secolo. Dalla prima esperienza con il Giubileo nel 1950, fino alle sfide moderne, la storia di Bettoja è un viaggio che riflette anche il tumulto e l’evoluzione dell’accoglienza a Roma.
Ricordi dei primi Giubilei
Per Massimo Bettoja, il primo Giubileo che ricorda risale al 1950, quando era ancora un bambino. “Era una giornata speciale, ma ero più attratto dai gadget preparati dalla mia famiglia per accogliere i pellegrini,” dice. Solo con il passare degli anni Bettoja ha compreso l’importanza di quel momento nella storia della sua famiglia e dell’ospitalità romana. “La nostra storia inizia con l’Unità d’Italia; il prossimo anno segneremo 150 anni dall’apertura del nostro primo hotel, il Massimo D’Azeglio”.
Da allora, i Giubilei hanno segnato epoche diverse nel settore alberghiero. Bettoja ricorda chiaramente il Giubileo del 1966, indetto per la conclusione del Concilio Vaticano II, una festività che, nonostante l’importanza religiosa, non ha avuto un impatto significativo sul turismo. “Quegli anni rappresentavano già l’apice della Dolce Vita, e Roma era una destinazione di punta”, sottolinea.
L’impatto del Giubileo del 1975
Il Giubileo del 1975 ha portato con sé sfide e difficoltà. Bettoja, allora attivo nel suo lavoro, osservò come il turismo faticasse a decollare. “Erano anni di scioperi e contestazioni, il settore turistico era in crisi,” racconta. Le incertezze economiche portarono a un surplus di posti letto nel mercato che, unito alla pressione dei lavoratori in agitazione, generò un crollo dei prezzi. “Tuttavia, dall’ombra di quel periodo difficile nacquero meccanismi di bilateralità tra imprenditori e forza lavoro,” aggiunge.
Il Giubileo Straordinario e la ripresa degli anni ’80
Nel 1983, durante il Giubileo Straordinario proclamato da Giovanni Paolo II, Bettoja vede un cambiamento nell’aria. “Sebbene non abbia portato il grande afflusso di turisti, gli anni ’80 segnarono una ripresa per il settore,” ricorda. Con l’arrivo di turisti giapponesi e un crescente interesse da parte di visitatori provenienti da Nord America e Europa, Roma iniziava a ricostruire la propria immagine.
“Sono finalmente venuti meno i fabbricati fatiscenti e abbiamo assistito a una rinascita del patrimonio culturale, che ha portato alla riapertura di luoghi iconici come la Galleria Borghese”, afferma. Questo processo di recupero ha preparato il terreno per il Grande Giubileo del 2000.
Il Grande Giubileo del 2000
Il Grande Giubileo del 2000 ha rappresentato un punto di svolta significativo nel turismo a Roma. Massimo Bettoja, in qualità di Presidente di Federalberghi Roma, ha vissuto in prima persona questa nuova era di accoglienza e organizzazione. “Con il supporto del Comune di Roma e del Vaticano, Roma si è preparata per un afflusso di milioni di pellegrini,” spiega. Grazie a notevoli investimenti per abbellire la città, l’evento ha avuto un successo straordinario.
“Non ci sono stati disagi per i residenti; al contrario, la città ha beneficiato enormemente da quell’invasione pacifica,” continua Bettoja. Dopo il Giubileo, il turismo ha registrato un’impennata, che purtroppo è stata interrotta dagli eventi tragici dell’11 settembre 2001.
Rinascita con Papa Francesco e il futuro
Dopo il Giubileo della Misericordia del 2015, che ha contribuito a una ripresa economica modesta, Massimo Bettoja guarda al futuro con ottimismo. “Il Giubileo del 2025 rappresenta una nuova opportunità per Roma. La città si sta preparando e ci sono già aperture di nuovi hotel di alta qualità,” afferma. Con un mix di attrattive religiose e un patrimonio culturale straordinario, Bettoja è sicuro che Roma sarà all’altezza della sfida.
“Ci attendiamo che l’Anno Santo 2025 non solo attiri visitatori, ma migliori anche i servizi,” conclude. “Roma è e sarà sempre una città aperta e accogliente, pronta ad abbracciare la diversità e l’ospitalità che sono nel suo DNA”.