Salman Rushdie testimonia al processo per l’aggressione subita e le ferite riportate
Il celebre scrittore Salman Rushdie, famoso per la sua opera “I Versetti satanici”, è tornato sotto i riflettori durante il processo che si tiene nel nord degli Stati Uniti contro il suo presunto aggressore, Hadi Matar. Rushdie ha iniziato a descrivere i dettagli dell’aggressione avvenuta nell’estate del 2022, che gli ha causato gravi ferite, tra cui la perdita dell’uso dell’occhio destro. Il suo racconto ha messo in evidenza il dramma e il dolore vissuti durante quei momenti terribili.
Un’aggressione pianificata
Rushdie ha testimoniato alla giuria di Mayville, descrivendo il momento in cui l’aggressore si è precipitato verso di lui sul palco. “Ero consapevole che questa persona si stava precipitando verso di me alla mia destra. Ma l’ho visto solo all’ultimo minuto”, ha rievocato. Le sue parole hanno trasmesso l’intensità del momento, culminato nell’accoltellamento che ha colpito il suo occhio. “Ho urlato a causa dell’intenso dolore”, ha ricordato, aggiungendo di essersi trovato in un “lago di sangue” dopo l’attacco.
L’impatto dell’aggressione è stato devastante non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Rushdie, che indossava occhiali polarizzati per nascondere la lesione, ha raccontato come, poco prima di essere trasportato in eliambulanza in un ospedale traumatologico, temesse il peggio: “Pensavo di essere morto”.
Dettagli delle ferite e interventi chirurgici
Durante la sua testimonianza, Rushdie ha descritto le gravissime ferite subite e le procedure mediche a cui è stato sottoposto. “Era molto grave e ci è voluto molto tempo per riprendersi”, ha spiegato, evidenziando uno squarcio nel collo così profondo da richiedere l’uso di graffette di metallo per tenerlo insieme. L’autore, simbolo della libertà di espressione, ha affrontato il processo con grande coraggio e determinazione.
Malgrado la gravità della situazione, Rushdie ha trovato momenti di leggerezza durante l’udienza. Concludendo la sua testimonianza, ha persino fatto sorridere i giurati raccontando che la prima frase che ha pronunciato dopo aver riacquistato la parola è stata: “Posso parlare!” Un chiaro segno del suo spirito indomabile e della sua resilienza.
In questo processo si riflette non solo la vicenda personale di Rushdie, ma anche un dibattito più ampio sulla libertà di espressione e il prezzo che molti artisti e scrittori sono costretti a pagare a causa delle loro opere. La testimonianza di Rushdie sarà cruciale nel determinare le responsabilità e il contesto di un attacco che ha scosso il mondo della letteratura e oltre.