Scontro acceso tra Orban e von der Leyen al Parlamento europeo: migranti e strategie in discussione
Recentemente, il Parlamento europeo ha vissuto uno dei dibattiti più infuocati degli ultimi tempi, scaturito dalla presentazione delle priorità della presidenza ungherese da parte del premier Viktor Orban. La tensione era palpabile, con la maggioranza Ursula e, in particolare, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, pronte a controbattere.
Le parole di Orban e le sue controverse affermazioni
Orban ha esordito con un messaggio di buone intenzioni, affermando che “L’Europa per non morire”, come dichiarato da Emmanuel Macron e Mario Draghi, deve subire un cambiamento profondo. Tuttavia, nella sua riflessione sulle problematiche dell’Unione Europea, ha messo in cima alla lista l’argomento dell’immigrazione irregolare, collegandola a fenomeni di violenza contro le donne, antisemitismo e omofobia. Queste affermazioni hanno generato un mix di applausi e dissensi all’interno dell’aula.
Per Orban, la risposta a questa crisi migratoria consiste nell’istituzione di “hotspot esterni” per decidere chi possa entrare in Europa, sottolineando che una volta varcati i confini del continente, il rimpatrio diventa quasi impossibile. Una soluzione che ha suscitato polemiche e divisioni tra i parlamentari.
La risposta di von der Leyen e le critiche verso Orban
La replica di von der Leyen non si è fatta attendere. La presidente della Commissione ha attaccato Orban, evidenziando la sua assenza di menzione dell’Ucraina e la penalizzazione delle aziende europee da parte del governo ungherese, allontanandosi così dal Mercato unico. In merito all’immigrazione, la von der Leyen ha accusato Budapest di liberare i contrabbandieri e di trasferire il problema sui Paesi limitrofi, descrivendo le scelte di Orban come un atto di egoismo contro la solidarietà europea.
Inoltre, ha messo in guardia sui rischi legati all’entrata di cittadini russi in territorio ungherese senza i dovuti controlli, evidenziando un possibile rischio per la sicurezza della stessa Ungheria e dell’intera Unione Europea. Le parole della presidente hanno attivato una vera e propria ondata di critiche nei confronti di Orban, catalogato come il volto del sovranismo anti-europeista.
Le reazioni degli eurodeputati
Le reazioni dopo il dibattito sono state forti e varie. Manfred Weber (Ppe) ha espresso il suo sgomento per l’assenza di riferimenti all’Ucraina nel discorso di Orban, mentre per i socialisti di S&D, il premier ungherese è stato definito un “bugiardo e traditore”. La richiesta di Valerie Hayer (Renew) di applicare l’articolo 7 per escludere Budapest dal diritto di voto in Consiglio ha ulteriormente acceso le tensioni. Anche Terry Reintke, co-presidente dei Verdi, ha tagliato corto dicendo a Orban di non essere il benvenuto nella sala.
In un tono più personale, l’eurodeputata italiana Ilaria Salis ha condiviso la sua esperienza di quindici mesi di carcere preventivo in Ungheria, definendo il Paese un “regime illiberale e oligarchico”. Tale affermazione ha costretto Orban a cambiare registro nella sua replica. Invece di rispondere alle critiche, ha accusato i dibattenti di voler organizzare un’intifada politica, reiterando che la sua intenzione era solo di discutere le priorità della presidenza ungherese.
La difesa di Orban e il sostegno politico
Orban, nella sua difesa, ha attaccato von der Leyen per aver abbandonato il ruolo neutrale della Commissione. Nel suo intervento ha anche parlato della necessità di una ristrutturazione della strategia dell’Unione Europea riguardo all’Ucraina, dichiarando che per vincere è fondamentale riconoscere le attuali perdite. Sull’immigrazione, ha paragonato il numero di permessi di lavoro concessi in Ungheria a quelli rilasciati da altri Paesi europei, cercando di sminuire le critiche mosse nei suoi confronti.
A sostenere Orban c’era il suo gruppo, composto da oltre ottanta membri, che ha etichettato l’intervento come un agguato politico andato male. Paolo Borchia, capo delegazione della Lega, ha commentato che Orban ha “asfaltato” le critiche ricevute. Mentre il gruppo ECR ha espresso approvazione su alcuni punti del programma presentato dal premier, la visione geopolitica continua a rimanere un terreno di scontro.
In conclusione, il dibattito al Parlamento europeo ha messo in luce le forti divisioni interne riguardo alla gestione dell’immigrazione e alla strategia europea di fronte a crisi attuali come quella in Ucraina. La figura di Orban continua a polarizzare le opinioni, mentre la Commissione Europea sembra determinata a mantenere un approccio unitario e solidale.