Cronaca

Zuppi: lo Ius Scholae come strumento di inclusione sociale in Italia

Zuppi: lo Ius Scholae come strumento di inclusione sociale in Italia

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha recentemente espresso il suo punto di vista sullo Ius Scholae, sottolineando la sua importanza come strumento di inclusione sociale. In un’intervista al quotidiano Avvenire, Zuppi afferma che quando temi fondamentali come questo diventano oggetto di dibattiti politici, il messaggio si perde e ci si allontana dalla questione centrale: la dignità umana.

L’importanza del diritto all’inclusione

Secondo Zuppi, lo Ius Scholae rappresenta un modo per garantire che le nuove generazioni, in particolare quelle che crescono in Italia, possano sentirsi a pieno titolo parte della società. «È essenziale che i giovani immigrati abbiano l’opportunità di sentirsi uguali ai loro coetanei, piuttosto che essere considerati “italiani a metà”», spiega il cardinale. Questa condizione favorisce una maggiore tavolozza di scelte per i giovani, e li incoraggia ad abbracciare le responsabilità civili.

Zuppi, che ha sempre promosso i valori dell’accoglienza e dell’integrazione, sottolinea che lo Ius Scholae non è soltanto una questione politica, ma un diritto fondamentale della persona. «Il fatto di poter usufruire di questo diritto dovrebbe essere un incentivo per i giovani a sentirsi parte attiva della comunità», afferma, aggiungendo che è fondamentale generare idee concrete invece di ideologie astratte quando si parla di tali questioni.

Le preoccupazioni sulla devoluzione dell’autonomia

Inoltre, Zuppi esprime anche le sue preoccupazioni riguardo alla devoluzione dell’autonomia nelle varie regioni italiane. Nonostante questi timori, il cardinale riconosce che, sotto il governo attuale così come in quelli passati, ci sia stata una buona interlocuzione con le istituzioni. Spiega che la CEI non intende influire direttamente sul dibattito politico, ma piuttosto vuole essere un agente di cambiamento per promuovere il bene della persona.

«Se parliamo come Chiesa, lo facciamo per tutelare e promuovere il bene comune, non per sostenere un’agenda politica specifica», conclude Zuppi. É evidente come la sua visione metta l’accento sull’importanza di affrontare questioni di inclusione con spirito di collaborazione e solidarietà.

In conclusione, il dibattito attorno allo Ius Scholae rappresenta una sfida cruciale per l’Italia, poiché tocca aspetti fondamentali dell’identità e della coesione sociale. L’affermazione di Zuppi dovrebbe servire da stimolo per ulteriori riflessioni e azioni concrete nel campo dell’inclusione sociale.

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