Uomo spia conti bancari di vip: chiede scusa per curiosità patologica
Un ex dipendente di Intesa San Paolo, Vincenzo Coviello, è al centro di un’inchiesta della procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie relative alla sicurezza dello Stato. Coviello, 52 anni, è accusato di aver effettuato intrusioni non autorizzate nei conti correnti di migliaia di persone, inclusi alti funzionari come la premier e vari ministri, oltre a celebrità del mondo dello spettacolo e dello sport. Secondo Coviello, però, il suo comportamento sarebbe stato dettato unicamente da motivi di curiosità personale.
Le scuse di Coviello alla banca
In una lettera inviata all’istituto di credito nel luglio scorso, Coviello chiedeva un’aspettativa non retribuita per poter affrontare un percorso di supporto psicologico volto a superare quella che lui stesso definisce una “curiosità/compulsività”. Nel suo messaggio, prendeva atto della gravità della situazione e si dichiarava colpevole, assumendosi la responsabilità di eventuali danni patrimoniali e reputazionali che la banca potesse subire a causa delle sue azioni.
L’ex dipendente si è detto pentito e ha chiesto scusa alla banca, ai colleghi e ai clienti, affermando di non aver mai trasmesso a terzi le informazioni riservate di cui era venuto a conoscenza. Coviello ha descritto delle circostanze in cui, per non apparire scortese, si era prestato ad aiutare familiari e amici a verificare le informazioni sui loro conti, nonostante avesse sempre raccomandato di contattare il proprio gestore.
Un passato di assistenza ai clienti
Coviello, che ha lavorato per 12 anni in diverse filiali della sua città, ha spiegato che è normale per un gestore bancario aiutare i clienti quando hanno bisogno di orientamento. Tuttavia, il suo comportamento ha superato i confini del consentito, portando la procura ad aprire un’inchiesta.
Nella lettera, ha chiarito che le richieste di aiuto provenivano anche da aziende a lui legate nel corso degli anni, e che di frequente riceveva richieste di informazioni relative alle posizioni aziendali che gestiva. La sua abitudine di monitorare conti e transazioni per garantire un’ottimale gestione del credito si è rivelata fatale, portando a severe conseguenze disciplinari.
Verso la riabilitazione
Coviello ha ammesso che controllare i dati altrui era diventato un comportamento difficile da controllare. Dopo essere stato rimproverato dal suo superiore per alcuni nominativi sotto la sua osservazione, ha deciso di affrontare la situazione consultando un medico specialista. Ha descritto questo intervento come il primo passo verso la comprensione del suo comportamento e l’impegno a non ripetere tali errori in futuro.
Nonostante le sue intenzioni di recupero e la proposta di un’aspettativa di 60 giorni per completare il suo percorso riabilitativo e cambiare mansione, Coviello è stato licenziato ad agosto, chiudendo bruscamente la sua carriera in banca e lasciandolo a fronteggiare le conseguenze delle sue azioni.
In questa vicenda, Coviello non solo ha danneggiato la fiducia riposta in lui dalla banca, ma ha anche messo in luce i rischi legati alla gestione delle informazioni sensibili, un tema di cruciale importanza nell’attuale era digitale.