Eran Riklis: basta follia e violenza, il mondo può cambiare
Nel corso della Festa del cinema di Roma, il regista israeliano Eran Riklis ha riflettuto su un tema di drammatica attualità: la crisi del Medio Oriente e il desiderio universale di pace. Il suo pensiero è profondamente influenzato dall’esperienza di vita che ha segnato la sua gioventù e dall’orrore delle guerre che hanno colpito la sua terra. Riklis ha voluto esprimere la sua frustrazione e il suo timore per la situazione attuale, sottolineando la necessità di un cambiamento profondo e sincero.
Il peso della memoria storica
Eran Riklis ha condiviso un ricordo significativo legato alla Guerra dello Yom Kippur, che nel 1973 ha segnato una delle pagine più tragiche per la sua generazione. A soli 19 anni, si trovava in prima linea e ha visto l’orrore e la sofferenza che il conflitto porta con sé. A questo proposito, ha richiamato alla mente le parole pronunciate da Anwar Sadat, il presidente egiziano che, quattro anni dopo la guerra, si recò a Gerusalemme per promuovere la pace. Riklis ha citato Sadat, sottolineando l’importanza di riconoscere l’umanità di ogni vittima della guerra, sia essa israeliana o araba. “Ogni vita persa in guerra è la vita di un essere umano, indipendentemente dal fatto che sia arabo o israeliano”, ha detto Riklis, esprimendo la sua convinzione che la sofferenza causata dalla guerra trascende le divisioni nazionali.
Un appello alla pace e alla cooperazione
Riklis ha anche citato Menachem Begin, il primo ministro israeliano dell’epoca, il quale, in risposta a Sadat, invitava entrambe le nazioni a impegnarsi per un futuro senza conflitti. Begin dichiarò: “Niente più guerre, niente più spargimenti di sangue”. Parole che, secondo Riklis, riflettono un desiderio collettivo di pace e cooperazione che oggi appare mancante. “Siamo preoccupati non solo per Israele, ma anche per l’Iran, il Libano e i Palestinesi”, ha affermato il regista, evidenziando che la vera preoccupazione dovrebbe essere per tutta l’umanità.
Eppure, Riklis mantiene la speranza nel cambiamento. “Basta una sola persona per cambiare le cose”, ha detto, esprimendo l’idea che, nonostante la situazione drammatica, un futuro migliore è possibile se qualcuno si fa avanti per promuovere la pace e la comprensione reciproca.
La missione dell’arte per la verità
Durante l’incontro stampa, Riklis ha evidenziato il potere dell’arte nel tessere legami e nel portare alla luce verità scomode. “Siamo qui per la pace, anche se può sembrare ingenuo”, ha dichiarato, sottolineando come l’arte possa fungere da veicolo di cambiamento e resistenza contro la violenza e l’ingiustizia. “Dobbiamo credere che il mondo cambierà”, ha insistito, richiamando l’attenzione sulla necessità di interrompere il ciclo di violenze che ha afflitto non solo il Medio Oriente, ma anche altre parti del mondo.
Riklis ha chiuso il suo intervento con un forte appello: “Tutto questo deve finire”, riferendosi alla sofferenza e alla violenza che migliaia di persone vivono ogni giorno. La sua speranza è che attraverso la comprensione e l’umanità, qualsiasi nazionalità possa lavorare insieme per costruire un futuro più luminoso.