Mondo

Il Pkk al bivio: pace o guerra totale nella crisi curda

Il Pkk al bivio: pace o guerra totale nella crisi curda

Il Pkk al bivio: pace o guerra totale nella crisi curda

Il recente appello di Abdullah Ocalan, leader curdo fondatore del Pkk, per una cessazione delle ostilità potrebbe segnare un momento cruciale nella lunga conflittualità che dura da oltre 40 anni. Questo conflitto ha provocato la morte di circa 50.000 persone e ha generato tensioni dilaganti nella regione. La richiesta di Ocalan di deporre le armi pone il Pkk e l’intera area dinanzi a un bivio: optare per la pace o continuare sulla via del conflitto.

Il potere di Ocalan e il futuro del Pkk

Trascorso 26 anni in un carcere di massima sicurezza, sorge la questione se Ocalan possieda ancora l’autorità necessaria per guidare il Pkk verso la pace. L’organizzazione, nel corso degli anni, ha subito pesanti riduzioni della sua capacità operativa. Gli attacchi del gruppo si sono fatti sempre più sporadici, con l’ultimo attacco significativo in Turchia avvenuto a novembre 2022. Le violente operazioni contro il Pkk condotte dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan dal 2016 hanno ridotto al minimo le sue operazioni, spingendo il gruppo oltre i confini turchi.

La percezione del Pkk è cambiata notevolmente tra la popolazione curda, che in molti casi non si riconosce più nella guerriglia. Le strategie di Erdogan, basate su attacchi mirati e operazioni delle forze speciali, hanno dimostrato di essere efficaci nel contenere l’organizzazione, chiudendo importanti roccaforti in Turchia mentre il Pkk si rifugiava nelle montagne del Kurdistan iracheno.

Il sostegno di Erdogan e gli alleati curdi

Se l’invocazione di Ocalan non dovesse trovare ascolto, si prevede un’intensificazione delle operazioni turche nella regione. Erdogan ha ricevuto pieno sostegno da Barzani, il leader curdo che guida il Kurdistan iracheno e storicamente considera il Pkk come un nemico. Negli ultimi tempi, anche il governo di Baghdad ha collaborato con Ankara, fronteggiando il Pkk attraverso un protocollo che dimostra un’alleanza strategica.

In aggiunta a questa complessità, c’è la situazione dei separatisti curdi Ypg nel nord-est della Siria. Il partito di Erdogan, Akp, ha sottolineato che l’appello di Ocalan deve essere riscontrato anche nel contesto dell’Ypg, considerato una costola del Pkk. Tuttavia, il contesto geopolitico attuale ha reso le cose più complicate per lo Ypg, il quale ha guadagnato rispetto internazionale grazie alla sua lotta contro l’Isis, ma ora affronta sfide crescenti.

La situazione degli Ypg in Siria

La reazione degli Ypg all’appello di Ocalan è stata tiepida. Dopo le incursioni turche nel 2018 e nel 2019, gli Ypg sono stati spostati al margine politico e militare, affrontando la crescente pressione delle milizie siriane sostenute da Ankara. Con il cambiamento del regime in Siria, il governo transitorio ha preso posizione, chiedendo la restituzione dei territori del nord-est e proponendo l’inclusione degli Ypg nell’esercito siriano.

Se l’invocazione di Ocalan non dovesse trovare un’eco nel nord-est siriano, gli Ypg potrebbero trovarsi intrappolati in un conflitto che li vede opposti all’esercito turco, agli alleati siriani e alla nuova forza armata di Damasco, che si sta formando con l’aiuto di Ankara. In un contesto così delicato, la mancanza di una risposta positiva all’appello di Ocalan potrebbe rivelarsi devastante per il futuro della comunità curda e per la stabilità della regione.

Condividi questo articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *