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Israele critica la vittoria del documentario No Other Land agli Oscar per sabotaggio

Israele critica la vittoria del documentario No Other Land agli Oscar per sabotaggio

Israele critica la vittoria del documentario No Other Land agli Oscar per sabotaggio

Il panorama del cinema internazionale è nuovamente al centro di polemiche, dopo che il documentario palestinese-israeliano “No Other Land” ha trionfato agli Oscar. Questa vittoria ha sollevato una forte reazione da parte del ministro della Cultura di Israele, Miki Zohar, che ha denunciato il film per la sua capacità di distorcere l’immagine di Israele nel contesto globale.

Zohar ha pubblicato una dichiarazione su X, poco dopo la cerimonia di premiazione a Los Angeles, esprimendo il suo dispiacere per il riconoscimento del film. Questo documentario, che documenta le demolizioni nel villaggio palestinese di Masafer Yatta in Cisgiordania, è stato descritto dal ministro come un’opera che non riesce a rappresentare la complessità della realtà israeliana. “La vittoria dell’Oscar per il film ‘No Other Land’ è un momento triste per il mondo del cinema”, ha affermato Zohar, evidenziando la sua preoccupazione per l’interpretazione negativa dell’immagine di Israele.

Il ministro ha enfatizzato che la libertà di espressione è fondamentale, ma ha anche avvertito contro l’uso di narrazioni che, a suo avviso, calunniano Israele. Tale comportamentale, secondo Zohar, rappresenta un vero e proprio sabotaggio dello Stato di Israele, soprattutto in un momento così delicato dopo gli eventi tragici del 7 ottobre e l’attuale guerra in corso.

Zohar ha proposto di rivedere le leggi esistenti per garantire che i finanziamenti pubblici siano diretti verso opere che rispecchiano il punto di vista israeliano. Ha suggerito che sarebbe opportuno indirizzare i fondi governativi verso film con scopi commerciali anziché verso opere artistiche e documentari che mettono in luce le difficoltà e le lotte delle minoranze israeliane. Questa proposta è stata accolta con scetticismo da parte dei professionisti del settore, che la vedono come un tentativo del governo di destra di silenziare le voci liberali e limitare le prospettive non convenzionali nel cinema.

La discussione sulla rilevanza e sull’impatto delle narrazioni cinematografiche continua a infiammare i dibattiti in Israele. Mentre alcuni vedono nel documentario “No Other Land” un’opportunità per mettere in discussione le politiche e le pratiche di Israele, altri considerano la sua vittoria agita come un attacco diretto alla reputazione del Paese. Le conseguenze di questa vicenda non riguardano solamente il cinema, ma sollevano interrogativi profondi sulla libertà artistica e sul ruolo della narrazione nella formazione dell’opinione pubblica.

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