Colloqui Usa-Iran a Roma: quinto round e accordo nucleare ancora lontano
Negli ultimi giorni, la situazione riguardo i colloqui sul nucleare tra Washington e Teheran non ha mostrato segnali di progresso. Nonostante il quinto incontro si sia svolto con grande attesa, le due parti continuano a mantenere posizioni ferme, rendendo l’accordo sul nucleare sempre più distante.
Stallo nei colloqui e fermezza delle posizioni
Durante il meeting, le dichiarazioni dei rappresentanti di entrambe le nazioni hanno rivelato un muro di incomprensioni. Da parte americana, il presidente Donald Trump aveva espresso ottimismo al ritorno dal suo recente viaggio in Medio Oriente, ma le aspettative di un accordo apparivano già da tempo infondate. Analogamente, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, in una lettera inviata alle Nazioni Unite, ha chiaramente minacciato che qualsiasi attacco contro i loro impianti nucleari sarebbe da attribuire anche al governo statunitense.
La questione israeliana e la minaccia nucleare
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha partecipato attivamente alla discussione, sottolineando che l’Iran rappresenta una “seria minaccia” per Israele. Pur auspicando un accordo che limiti le capacità nucleari dell’Iran, ha anche rivendicato il diritto di Tel Aviv a difendersi da un regime percepito come aggressivo. Nel contesto di questi colloqui, la presenza israeliana a Roma, dove si sono svolti i dibattiti tra Usa e Iran, ha ulteriormente complicato la situazione diplomatica.
Le aspettative e i risultati inconcludenti
Il clima di dialogo sembrava compromesso sin dall’inizio. Anche se l’Iran si era mostrato aperto a maggiori ispezioni dei propri siti nucleari, la posizione di Washington si è indurita, con richieste di smantellamento del programma di arricchimento dell’uranio. In un’intervista, l’ambasciatore israeliano a Washington, Yekil Leiter, ha avvertito che se l’Iran dovesse dotarsi di una bomba nucleare, le sue milizie in Medio Oriente agirebbero sotto l'”ombrello nucleare”.
Dopo tre ore di colloqui, il risultato è stato deludente. Badr Albusaidi, il ministro degli Esteri del Sultanato dell’Oman, ha dichiarato che si sono registrati “progressi non conclusivi”, auspicando che le questioni aperte possano essere chiarite nei prossimi giorni. Da parte statunitense, il silenzio ha prevalso, mentre Teheran ha confermato che i colloqui con Washington “rimangono molto complessi”, senza allentare le proprie posizioni riguardo l’arricchimento dell’uranio.
Il ruolo dell’Italia nei colloqui di pace
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha espresso l’importanza di sforzi diplomatici per raggiungere un accordo che potrebbe migliorare notevolmente la situazione nella regione. In una giornata intensa di incontri, Tajani ha ribadito la disponibilità dell’Italia a ospitare ulteriori colloqui di pace, sottolineando il ruolo di Roma come centro di iniziative per la pace, non solo per il Medio Oriente ma anche in altri contesti, come quello ucraino.
Nonostante le complessità e le difficoltà, il persistere del dialogo tra Usa e Iran rappresenta un passo fondamentale verso la stabilità e la diminuzione delle tensioni. Le prossime settimane potrebbero rivelarsi decisive per il futuro delle relazioni tra queste potenze e il mantenimento della pace nell’area.