# Iran attacca basi USA in Qatar e Iraq con missili, Trump ringrazia per il preavviso e minimizza la minaccia
L’Iran ha lanciato una operazione militare contro le basi statunitensi in Qatar e Iraq, colpendo con missili balistici la base aerea di Al-Udeid e la base di Ai Assad. L’attacco, denominato “Glad Tidings of Victory”, è stato confermato dalla tv di Stato iraniana e dai Pasdaran, che lo hanno definito una risposta diretta ai recenti bombardamenti americani contro i siti nucleari iraniani.
Nonostante la gravità dell’azione, il presidente americano Donald Trump ha minimizzato l’accaduto, ringraziando addirittura Teheran per il preavviso, che avrebbe evitato vittime. “Gli attacchi sono stati molto deboli”, ha dichiarato Trump, sottolineando che gli Stati Uniti sono riusciti a neutralizzare la minaccia.
## La risposta iraniana e le reazioni internazionali
L’Iran ha giustificato l’attacco come una rappresaglia per i raid americani, affermando di aver agito nel rispetto del principio “occhio per occhio”. La Guida Suprema Ali Khamenei ha ribadito che il Paese “non si sottometterà” alle pressioni esterne, accompagnando il messaggio con un’immagine simbolica: una bandiera americana in fiamme.
Intanto, diversi Paesi della regione hanno adottato misure precauzionali:
– Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Kuwait hanno temporaneamente sospeso il traffico aereo.
– Il Qatar ha denunciato una “violazione della sovranità”, pur assicurando di aver intercettato con successo i missili.
## La posizione di Trump e la situazione dei militari
Trump, riunito nella Situation Room con i vertici militari, ha definito l’attacco iraniano “controllato”, auspicando una de-escalation tra Iran e Israele. Nel frattempo, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha rassicurato che tutti i militari italiani dispiegati in Medio Oriente sono al sicuro.
La tensione resta alta, con Israele che ha già colpito sei aeroporti iraniani, mentre Mosca e Pechino condannano l’aggressione americana. La Francia, invece, ha ribadito la necessità di una soluzione diplomatica, respingendo ogni tentativo di cambio di regime con la forza.
L’episodio conferma una crisi sempre più pericolosa, con il rischio di un’ulteriore escalation militare in un’area già destabilizzata da anni di conflitti.