La crisi umanitaria a Gaza raggiunge un picco drammatico con la dichiarazione ufficiale di carestia da parte delle Nazioni Unite, che non esitano a parlare di crimine di guerra. In un contesto già segnato da violenza incessante, i raid aerei israeliani di oggi hanno causato la morte di almeno 34 palestinesi, tra cui quattro bambini a Khan Younis, ampliando un bilancio di sofferenza che appare senza fine.
L’attacco più sanguinoso ha colpito la città meridionale di Khan Younis, uccidendo quattro minori e ferendo numerosi altri civili nelle prime ore del mattino. Parallelamente, altre otto persone hanno perso la vita mentre attendevano aiuti umanitari vicino al valico di Zikim, nel nord della Striscia. Un altro bombardamento su Asdaa ha provocato 17 vittime tra gli sfollati.
L’Onu dichiara la carestia e accusa Israele
Il rapporto dell’Ipc, l’iniziativa per la classificazione della sicurezza alimentare, dipinge un quadro apocalittico. Mezzo milione di persone, circa il 20% della popolazione di Gaza, vive già in condizioni catastrofiche di fame e miseria. Altri 1,4 milioni di palestinesi versano in una situazione gravissima, destinata a peggiorare ulteriormente entro settembre, quando si stima che il numero di persone colpite dalla carestia potrebbe salire a 641 mila.
La responsabilità di questa crisi, secondo l’Onu, ricade sull’ostruzionismo sistematico degli aiuti umanitari da parte di Israele. Tom Fletcher, responsabile Onu per gli aiuti, ha sottolineato che la carestia era “del tutto evitabile”. Concetto ribadito con forza dall’alto commissario per i diritti umani Volker Turk, che ha definito l’uso della fame come arma un vero e proprio crimine di guerra.
Le repliche di Israele e Hamas
Il governo israeliano ha respinto al mittente le accuse, bollando il rapporto dell’Ipc come “falso e tendenzioso” e basato su dati parziali forniti da Hamas. Il Cogat, il coordinamento israeliano per le attività nei Territori, ha parlato di “gravi lacune metodologiche e fattuali”, accusando l’ente di aver abbassato arbitrariamente i criteri per dichiarare la carestia a Gaza.
Da parte sua, Hamas ha definito il rapporto “importante ma tardivo”, esortando la comunità internazionale a fermare quelli che definisce “crimini contro l’umanità”. Il movimento ha chiesto l’apertura immediata e senza restrizioni dei valichi di frontiera per far entrare aiuti essenziali: cibo, acqua, carburante e medicine.
Il nodo del cessate il fuoco e le tensioni regionali
Mentre i mediatori internazionali attendono una risposta israeliana alla proposta di cessate il fuoco già accettata da Hamas, le dichiarazioni dei leader israeliani appaiono poco concilianti. Il ministro della Difesa Israel Katz ha minacciato che “le porte dell’inferno si apriranno” su Hamas finché non accetterà le condizioni per il rilascio degli ostaggi e il disarmo.
Le tensioni si estendono oltre i confini di Gaza. L’esercito israeliano ha annunciato di aver colpito un deposito di armi di Hezbollah nel sud del Libano, a Dier Kifa, promettendo di continuare le operazioni per eliminare qualsiasi minaccia. Un conflitto che rischia costantemente di allargarsi, mentre la popolazione civile di Gaza paga il prezzo più alto.