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Bombe israeliane in Yemen: almeno 6 morti e 80 feriti in raid su Sana’a

Bombe israeliane in Yemen: almeno 6 morti e 80 feriti in raid su Sana'a

Nuove, pesantissime bombe israeliane hanno colpito la capitale yemenita di Sana’a, in un’escalation che segna un pericoloso allargamento del conflitto. Secondo il bilancio più recente fornito da fonti locali, i raid israeliani hanno causato almeno 6 morti e oltre 80 feriti, numeri che potrebbero purtroppo aumentare nelle prossime ore.

L’obiettivo dichiarato delle forze israeliane erano installazioni militari e infrastrutture vitali controllate dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran. Nel mirino sono finiti un complesso militare nelle vicinanze del palazzo presidenziale, due centrali elettriche e un importante deposito di carburante, con l’intento di interrompere l’alimentazione energetica della città.

Netanyahu e i monitor: le immagini del comando

Mentre i cieli di Sana’a erano solcati dagli aerei, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era già in posizione insieme al ministro della Difesa Israel Katz e al capo di stato maggiore, il tenente generale Eyal Zamir. Una foto diffusa dalla stampa israeliana li ritrae tutti insieme, intenti a seguire l’operazione in tempo reale sui monitor del centro di comando dell’Aeronautica a Tel Aviv.

La scelta di pubblicare immediatamente questa immagine ha un chiaro valore simbolico: dimostrare controllo, determinazione e una risposta ferrea alle continue provocazioni.

La reazione degli Houthi: “Continueremo a sostenere Gaza”

La risposta politica dei ribelli Houthi non si è fatta attendere. Hazem al-Asad, un alto esponente del loro ufficio politico, ha tuonato su X: “Continueremo a sostenere Gaza, a prescindere dal prezzo“. Un messaggio chiaro che indica come l’attacco israeliano, per quanto duro, non li dissuaderà dal loro sostegno alla causa palestinese e dai loro attacchi contro il traffico navale nel Mar Rosso.

Dalla loro televisione di riferimento, Al-Massirah, hanno inizialmente riportato un bilancio più contenuto (2 morti e 5 feriti), cercando di minimizzare il danno subito e l’impatto psicologico del raid.

La beffa sul deposito di carburante

Un portavoce Houthi, Issam al-Mutawakil, ha addirittura ironizzato sulla portata dell’attacco. In un video pubblicato su Facebook di fronte a una stazione di servizio bombardata, ha affermato che il carburante consumato dagli aerei israeliani per raggiungere lo Yemen era superiore a quello distrutto nei serbatoi. “È un segno della confusione di Israele“, ha dichiarato, sottolineando come la loro determinazione resti intatta e che si stiano preparando per la prossima battaglia.

Netanyahu, dal canto suo, ha chiuso la questione con una dichiarazione lapidaria e una minaccia più ampia: “Chi ci attacca, noi lo attacchiamo. Chi pianifica di attaccarci, noi lo attacchiamo”. Un monito non solo per gli Houthi, ma per tutta la regione, che osserva con apprensione l’allargamento a macchia d’olio di un conflitto senza confini.

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