In una decisione a sorpresa che ha immediatamente riaperto il dibattito sul rapporto tra sport e politica, l’International Paralympic Committee (Ipc) ha revocato le sanzioni a Russia e Bielorussia. I due paesi potranno quindi partecipare ai Giochi paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 con i propri simboli nazionali: bandiera, inno e colori. La scelta, arrivata in un momento di intensificazione del conflitto in Ucraina, ha scatenato reazioni opposte, dall’esultanza di Mosca e Minsk all’ira di Kiev, che parla di “tradimento”.
Il voto per la riammissione
L’assemblea generale del Comitato Paralimpico Internazionale, riunitasi a Seul dove è stato riconfermato presidente il brasiliano Andrew Parsons, ha votato per la riammissione dei comitati paralimpici russo e bielorusso, sospesi da settembre 2022. I numeri della doppia votazione sono stati chiari: 111 membri hanno votato contro il prolungamento della sospensione totale per la Russia (55 a favore, 11 astenuti), mentre 91 si sono opposti alla sospensione parziale (77 a favore, 8 astenuti). Risultati simili hanno riguardato la Bielorussia. Per l’approvazione era necessaria la maggioranza semplice del 50% più uno dei voti espressi.
Il nodo delle federazioni internazionali
La decisione dell’Ipc, però, non è l’ultima parola. Spetterà infatti alle singole federazioni internazionali decidere la partecipazione effettiva degli atleti alle competizioni, comprese quelle di Milano Cortina 2026. Questo è un punto cruciale, poiché al momento organismi come la Fis (sci) e la Ibu (biathlon) continuano a escludere atleti russi e bielorussi, persino in versione neutrale. La Fis deciderà per sci alpino paralimpico, sci nordico paralimpico e snowboard paralimpico; l’Ibu per il biathlon paralimpico e la Wpih per il para ice hockey.
Le reazioni contrastanti
Il Comitato paralimpico russo ha accolto con soddisfazione la notizia, sottolineando come sia “il risultato del nostro lavoro” e ribadendo la richiesta che i propri atleti gareggino sotto la bandiera russa e ascoltino il proprio inno in caso di vittoria. Da Kiev, però, la reazione è stata durissima. Il ministro dello sport ucraino, Matviy Bidnyi, ha denunciato un “tradimento dello spirito olimpico“, esortando i partner europei a non permettere che “la bandiera di un Paese criminale sventoli su uno spazio libero e democratico”.
La posizione dello sport italiano
Anche l’Italia, paese ospitante dei Giochi del 2026, sta seguendo con attenzione la vicenda. Il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Marco Giunio De Sanctis, si è detto favorevole alla decisione, auspicando un allineamento anche da parte del Comitato Olimpico Internazionale (Cio). “Non sarebbe bello come immagine vedere che i due organismi mondiali la pensassero in maniera diversa”, ha commentato all’AGI, specificando che per lui è giusto che gli atleti gareggino, mentre bandiere e inni sono “una questione più politica”. Sulla stessa linea Andrea Gios, numero uno della Fisg (Federazione italiana sport del ghiaccio), che ha elogiato il “coraggio” dell’Ipc, pur evidenziando un problema pratico: nel para ice hockey, la presenza russa potrebbe portare al boicottaggio di altre nazionali.
Gli sviluppi futuri
La prossima mossa del mondo dello sport è ora attesa con interesse. A fine ottobre, la Fis si riunirà per decidere sull’ammissione atleti russi e bielorussi alle gare internazionali, che sono anche qualificazioni per Milano Cortina 2026. Tutti gli occhi sono puntati sul Cio, che dopo la road map presentata la scorsa settimana a Milano (atleti neutrali, niente squadre e divieto per sostenitori della guerra) potrebbe ora rivedere le sue posizioni alla luce della scelta parallempica. Il prossimo executive del Cio è previsto per dicembre, ma una riunione straordinaria non è esclusa.