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Accordo Israele Hamas vicino secondo Casa Bianca, Netanyahu vola a Washington

Accordo Israele Hamas vicino secondo Casa Bianca, Netanyahu vola a Washington

Accordo Israele-Hamas vicino secondo Casa Bianca, Netanyahu vola a Washington

La Casa Bianca ha dichiarato che Israele e Hamas sono molto vicini a un accordo quadro che, sebbene possa lasciare entrambe le parti “un po’ scontente”, porrebbe fine alla guerra a Gaza e garantirebbe una pace duratura in Medio Oriente. La portavoce Karoline Leavitt, intervenendo su Fox and Friends, ha anticipato che il presidente Trump discuterà il suo piano in 21 punti prima con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e successivamente con il Qatar.

Netanyahu è atterrato a Washington in un momento di fortissime tensioni interne. In Israele, il premier si trova stretto tra la pressione dei ministri dell’estrema destra, che chiedono un’azione militare ancora più dura, e le disperate richieste dei familiari degli ostaggi, che implorano un accordo per il ritorno dei loro cari. Il viaggio avviene con uno margine di manovra molto ridotto per Netanyahu, nonostante Trump abbia definito “molto buona” la risposta ricevuta da Israele e dai leader arabi.

Le pressioni interne su Netanyahu

La situazione a Tel Aviv è incandescente. L’esclusione dell’establishment della sicurezza israeliana, incluso il capo dell’Idf Eyal Zamir, dalle discussioni sul piano Trump ha creato malumori nel gabinetto di sicurezza. A questo si aggiunge la minaccia dei familiari degli ostaggi di “scatenare un inferno” in caso di fallimento delle trattative.

A complicare ulteriormente il quadro, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha posto delle linee rosse invalicabili per il governo. Smotrich chiede che le forze israeliane mantengano il controllo del perimetro della Striscia di Gaza con piena libertà d’azione, che né l’Anp (Autorità Palestinese) né il Qatar abbiano un ruolo di governo nell’enclave, e, punto più critico, che la Cisgiordania venga stabilita come parte inseparabile dello Stato israeliano. Quest’ultima richiesta contrasta direttamente con quanto proposto da Trump.

I nodi diplomatici da sciogliere

Uno dei temi più spinosi riguarda il futuro ruolo del Qatar. Secondo i media israeliani, Doha ambisce a essere il “fattore dominante” a Gaza nel post-guerra. Tuttavia, Israele, dopo il recente deterioramento dei rapporti, vuole ridurre al minimo l’influenza qatarina. Un’altra richiesta chiave di Israele è che venga garantita all’Idf la libertà di intervento per neutralizzare qualsiasi futura minaccia terroristica che dovesse emergere dalla Striscia.

Anche sul fronte di Hamas le acque sono agitate. Il gruppo ha negato di aver ricevuto nuove proposte dai mediatori per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani, pur confermando la propria disponibilità a esaminare positivamente qualsiasi iniziativa. Anche i Paesi arabi e l’Anp hanno avanzato modifiche al piano, chiedendo un linguaggio più morbido verso Hamas e insistendo perché il futuro governo di Gaza sia allineato con l’Autorità Palestinese. Hanno inoltre posto un veto sulla nomina dell’ex premier britannico Tony Blair come supervisore dell’accordo.

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