La notte ha portato con sé momenti di alta tensione nel Mediterraneo orientale. La Global Sumud Flotilla, una missione civile diretta a Gaza con aiuti umanitari, ha denunciato di essere stata aggredita da navi da guerra israeliane in manovre pericolose che hanno messo a rischio le imbarcazioni e i loro equipaggi. L’incidente si inserisce in un più ampio botta e risposta con il governo italiano, che ha definito l’iniziativa un potenziale pericolo per la pace.
Manovre pericolose e rischio collisione
Secondo un comunicato della Flottiglia, una nave da guerra israeliana ha “aggressivamente circondato” le imbarcazioni durante la notte. La situazione è rapidamente degenerata, costringendo il capitano dell’Alma, una delle navi in testa al convoglio, a compiere “una brusca manovra per evitare una collisione frontale“. Le accuse sono gravi: le unità militari israeliane avrebbero disattivato le comunicazioni e compiuto azioni intimidatorie contro civili disarmati provenienti da oltre 40 paesi.
L’episodio è avvenuto dopo che la Flotilla aveva annunciato sui suoi social di essere entrata nella zona di “massimo rischio”. L’allarme era cresciuto con l’aumentare dell’attività dei droni e l’avvicinamento di imbarcazioni non identificate, alcune con le luci spente. Sebbene alcune navi siano state costrette ad abbandonare la formazione, per il momento non si sono registrati scontri fisici.
Il ritiro della Marina Italiana e lo scontro politico
Come ampiamente previsto, la fregata Alpino della Marina Militare italiana ha interrotto la sua scorta alla Flotilla, comunicando di non voler proseguire nella rotta. La decisione era stata anticipata, con la nave italiana messa a disposizione per recuperare eventuali membri degli equipaggi che avessero voluto essere trasferiti.
Il contesto politico ha alimentato ulteriormente la polemica. La Flotilla ha duramente replicato alle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che aveva definito l’iniziativa un pericolo per il “piano di pace” americano. In una nota, gli attivisti hanno bollato come un “paradosso” il fatto che “civili disarmati e navi cariche di farina e medicinali” vengano considerati una minaccia. Hanno sottolineato come, a loro avviso, “stanotte non è a rischio solo l’equipaggio, ma il diritto internazionale stesso“.
La risposta di Meloni non si è fatta attendere, arrivata tramite il social network X. La leader del governo ha respinto le accuse, affermando che “quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi” attraverso i canali sicuri già esistenti. Ha accusato la Flotilla di voler forzare il blocco navale, rischiando di innescare un’escalation e di strumentalizzare la popolazione di Gaza.
La situazione rimane tesa, con la Flotilla che prosegue la sua rotta verso un territorio dove, come denunciato citando l’OMS, oltre 640 mila persone rischiano la carestia. La vera battaglia, oltre a quella in mare, sembra essere quella sulla narrazione: da una parte la sicurezza e i piani di pace, dall’altra la lotta contro un “assedio illegale” e la corsa contro il tempo per portare aiuti essenziali.