Una marea umana ha invaso le strade di Roma in una manifestazione nazionale pro Palestina di proporzioni imponenti. Secondo gli organizzatori, alla protesta avrebbero partecipato circa seicentomila persone, un fiume ininterrotto di manifestanti che ha sfilato dal quartiere di Porta San Paolo fino a piazza San Giovanni, trasformando la capitale in un palcoscenico di attivismo e forti tensioni politiche.
Un corteo enorme e gli striscioni controversi
Spinto dagli slogan “Palestina libera”, il corteo ha sfilato al centro di Roma con un enorme striscione di apertura che recitava: “Stop complicità con Israele. Contro occupazione e genocidio. Con la Resistenza palestinese”. La partecipazione ha superato ogni previsione, con la testa del corteo già arrivata a San Giovanni mentre la coda era ancora a Piramide, a diversi chilometri di distanza. Tra i presenti, delegazioni della comunità palestinese, associazioni studentesche, sindacati e attivisti della Global Sumud Flotilla.
Accanto alle bandiere palestinesi, tuttavia, sono comparsi anche simboli che hanno immediatamente alzato il livello di allerta. Sono state infatti esibite bandiere di Hamas e uno striscione che definiva il 7 ottobre come “giornata della resistenza palestinese”, un esplicito riferimento all’attacco sferrato dal gruppo terrorista contro Israele. Presenti anche bandiere di Hezbollah, in un contesto già teso che ha richiesto un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine.
Il sequestro di materiali e l’atto vandalico
La polizia, mantenendo alta l’attenzione per prevenire disordini, ha effettuato una serie di controlli a inizio manifestazione. Durante i controlli sono stati sequestrati diversi oggetti pericolosi da due pullman e un’auto: mazze di legno, aste metalliche, caschi, maschere antigas e indumenti usa e getta, tipicamente utilizzati per evitare l’identificazione.
In un episodio distinto ma avvenuto nella stessa mattinata, la statua di Papa Giovanni Paolo II in piazza dei Cinquecento, vicino alla Stazione Termini, è stata imbrattata da ignoti. Sulla statua sono state vergate le scritte “fascista di m…” e il simbolo della “falce e martello”, un atto di profanazione che ha suscitato immediate e durissime reazioni politiche.
Le reazioni della politica alla profanazione
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta con una nota definendo l’atto “indegno”. “Dicono di scendere in piazza per la pace – ha affermato Meloni – ma poi oltraggiano la memoria di un uomo che della pace è stato un vero difensore e costruttore. Un atto indegno commesso da persone obnubilate dall’ideologia, che dimostrano totale ignoranza per la storia e i suoi protagonisti”.
Anche il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha stigmatizzato l’accaduto sui social network, scrivendo: “Non ci sono parole per condannare la profanazione della statua di San Giovanni Paolo II alla stazione Termini di Roma da parte di estremisti di sinistra in occasione dello sciopero e della manifestazione di questi giorni. Basta odio! Basta cattivi maestri!”.
La giornata di mobilitazione, nata per attirare l’attenzione sulla crisi umanitaria a Gaza, si è così conclusa sotto i riflettori non solo per l’enorme partecipazione, ma anche per i gesti di provocazione e le forti polemiche che hanno finito per dominare il dibattito pubblico immediatamente successivo.