La tanto attesa retromarcia di Donald Trump sui test nucleari non c’è stata. Il Presidente degli Stati Uniti ha invece ribadito con forza l’intenzione di procedere con nuovi esperimenti, gettando un’ombra di incertezza e preoccupazione sullo scenario internazionale. A bordo dell’Air Force One, Trump ha dichiarato ai giornalisti: “Faremo dei test, sì, e altri paesi lo fanno. Se lo faranno loro, lo faremo noi”. Le sue parole, volutamente vaghe, non chiariscono se si tratterà di semplici esercitazioni o del ritorno a test esplosivi, un’eventualità che segnerebbe una pericolosa inversione di tendenza decennale.
Un pericoloso passo indietro storico
Ad eccezione della Corea del Nord, nessuna potenza atomica conduce test esplosivi di armi nucleari da molto tempo. Russia e Cina hanno interrotto questa pratica negli anni ’90, mentre l’ultimo test nucleare condotto dagli Stati Uniti risale al 1992. La decisione di Trump minaccia quindi di smantellare una tacita moratoria globale, riaccendendo una pericolosa corsa agli armamenti. Attualmente, le superpotenze testano le loro armi atomiche utilizzando sofisticati modelli matematici e simulazioni, senza bisogno di esplosioni reali.
La posizione della Russia è apparsa immediatamente chiara. Mosca ha fatto sapere, attraverso il segretario del Consiglio di Sicurezza Serghei Shoigu, di non avere intenzione di riprendere i test fisici, a meno che non sia Washington a farlo per prima. Una presa di posizione che delinea un chiaro schema di azione e reazione, dove la palla passa nuovamente al campo americano.
Le reazioni internazionali: dall’Iran al Giappone
La dichiarazione di Trump non è passata inosservata e ha scatenato immediate reazioni. Una delle più dure è arrivata dall’Iran, da anni in conflitto con gli Stati Uniti per il suo programma nucleare. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha attaccato il presidente americano sui social media, definendolo un “bullo dotato di armi nucleari” che riprende i test, lo stesso che ha “demonizzato il programma nucleare pacifico dell’Iran”.
Una protesta carica di simbolismo è giunta dal Giappone, l’unico paese al mondo ad aver subito un attacco atomico. Il gruppo di sopravvissuti Nihon Hidankyo, vincitore del premio Nobel per la pace, ha inviato una lettera di ferma condanna all’ambasciata statunitense. Il gruppo ha sottolineato come l’ordine di Trump “contraddica direttamente gli sforzi delle nazioni di tutto il mondo che lottano per un mondo pacifico senza armi nucleari” e sia pertanto “assolutamente inaccettabile”.
Mentre il mondo trattiene il respiro in attesa di capire le reali intenzioni di Washington, una domanda rimane sospesa: l’annuncio di Trump è una mossa negoziale o segna l’inizio di una nuova, pericolosissima era per la sicurezza globale? La risposta, per ora, è affidata a un laconico “Lo vedrete”.
