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Furto al Louvre: donna nel commando della rapina da 88 milioni di dollari

Furto al Louvre: donna nel commando della rapina da 88 milioni di dollari

Una donna è stata incriminata per il maxi-furto al Louvre, la spettacolare rapina da 88 milioni di dollari che ha sconvolto il mondo dell’arte. La donna, 38 anni, è tra le cinque persone arrestate in Francia per quella che è già stata ribattezzata la “rapina del secolo“.

La sospetta è accusata di complicità in furto organizzato e associazione a delinquere. Al momento della sentenza che l’ha condotta in custodia cautelare è scoppiata in lacrime, dichiarando di avere “paura per i suoi figli”. Delle cinque persone fermate, solo due, inclusa la donna, sono state formalmente incriminate, mentre le altre tre sono state rilasciate. Gli avvocati della difesa hanno denunciato l’operato delle autorità, paragonando le ondate di arresti a una “pesca a strascico“.

Gli arresti di questa settimana si aggiungono a quelli di due uomini, sulla trentina, effettuati la scorsa settimana. Anche loro sono in custodia e sono stati incriminati. La polizia è riuscita a rintracciarli grazie alle indagini scientifiche sul DNA rinvenuto sulla scena del crimine, mentre tentavano di fuggire all’estero.

Nonostante le indagini proseguano a ritmo serrato, il bottino di inestimabile valore non è stato ancora ritrovato. I gioielli rubati, appartenenti alla corona francese ed esposti nella Galleria di Apollo, sono stati trafugati in meno di otto minuti da un commando di quattro uomini lo scorso 19 ottobre.

La procuratrice generale di Parigi, Laure Beccuau, ha espresso tutta la sua determinazione nel recuperare i gioielli. Per ritrovare la refurtiva, gli investigatori stanno esplorando l’ipotesi che i preziosi possano essere finiti in mercati paralleli e essere utilizzati per il riciclaggio di denaro o per finanziare la criminalità organizzata.

Il furto al Louvre ha sollevato un velo sulle gravi carenze del celebre museo. La ministra della Cultura Rachida Dati ha presentato un rapporto estremamente critico, evidenziando una “sottostima del rischio“, “attrezzature di sicurezza insufficienti” e protocolli “completamente obsoleti“. “Non possiamo continuare così”, ha ammonito la ministra, aprendo un dibattito cruciale sulla sicurezza del museo più visitato al mondo.

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