Politica

Salvini boccia la legge sul consenso libero e attuale temendo vendette personali e polemiche

Salvini boccia la legge sul consenso libero e attuale temendo vendette personali e polemiche

La proposta di legge sul consenso libero e attuale per i casi di violenza sessuale, attesa in approvazione definitiva, subisce una brusca frenata. Il provvedimento slitta a febbraio, dopo che la commissione Giustizia del Senato ha disposto un nuovo ciclo di audizioni. A dare l’annuncio è la presidente della commissione, Giulia Bongiorno, che assicura tempi rapidi. Tuttavia, le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini hanno riaperto un acceso dibattito politico.

Salvini ha espresso forti perplessità sulla norma, definendola “assolutamente condivisibile come principio”, ma potenzialmente problematica nell’applicazione. Il leader leghista teme che una legge formulata in modo troppo vago possa “lasciare troppo spazio alla libera interpretazione del singolo”. Secondo lui, questo rischioerebbe di “intasare i tribunali” e alimentare lo scontro, invece di ridurre le violenze.

Il rischio di strumentalizzazione secondo Salvini

Il cuore della critica di Salvini risiede nel timore di un uso distorto della legge. Il vicepremier ha parlato esplicitamente del rischio che il principio del consenso preliminare, informato e attuale possa aprire la porta a vendette personali. “Una norma vaga”, ha insistito, potrebbe essere utilizzata sia da donne che da uomini per ragioni diverse dalla denuncia di un reale abuso, con il risultato di sovraccaricare il sistema giudiziario. Per Salvini, è fondamentale che il reato sia circoscritto in modo chiaro e inequivocabile.

Le sue parole hanno immediatamente scatenato le reazioni delle opposizioni, ma hanno anche trovato qualche eco all’interno della maggioranza, dove si discute sulla formulazione tecnica del testo.

Le rassicurazioni e i dubbi del governo

Dal governo arrivano messaggi contrastanti. La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha assicurato che la legge si farà, scongiurando l’ipotesi di una retromarcia. Tuttavia, anche lei ha sollevato un dubbio sostanziale: “il rischio del rovesciamento dell’onere della prova“. Un concetto ripreso dal Guardasigilli Carlo Nordio, che ha sottolineato come una norma penale debba essere “scritta in modo tecnicamente perfetto” per evitare “interpretazioni fantasiose”. Nordio si è detto fiducioso che “la soluzione arriverà tra poco”.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha tentato di placare le polemiche, affermando che la premier Giorgia Meloni non sta facendo “alcun passo indietro” sul ddl sul consenso. La Russa ha addirittura trovato un punto di accordo tra Meloni e la leader dell’opposizione Elly Schlein, sostenendo che su questo tema le due siano “perfettamente d’accordo”.

La reazione indignata delle opposizioni

Le opposizioni hanno reagito con durezza alle dichiarazioni di Salvini. La capogruppo del Pd Chiara Braga ha definito le sue parole “l’ultima frontiera della volgarità”, ricordando che “denunciare un reato è un diritto”. Francesco Boccia, omologo al Senato, ha parlato di “stereotipi maschilisti” da parte del leader leghista.

Anche da Alleanza Verdi e Sinistra è arrivata una forte condanna. La deputata Elisabetta Piccolotti ha interpretato lo scontro come un “regolamento di conti” interno alla maggioranza tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, definendolo una dimostrazione di “cinismo”. Angelo Bonelli ha chiuso la tornata di critiche giudicando le parole di Salvini “gravissime” e in grado di “riportare l’Italia indietro di decenni”.

La palla passa ora al Senato, dove a febbraio il dibattito riprenderà, con il governo chiamato a trovare una mediazione che soddisfi le diverse anime della maggioranza e che scriva una norma in grado di combattere efficacemente la violenza sessuale senza ambiguità.

Condividi questo articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *