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Tassisti e autisti di ambulanze: tassi di mortalità per Alzheimer più bassi

Tassisti e autisti di ambulanze: tassi di mortalità per Alzheimer più bassi

Tassisti e autisti di ambulanze: tassi di mortalità per Alzheimer più bassi

I risultati di un recente studio suggeriscono che i professionisti del trasporto, in particolare i tassisti e gli autisti di ambulanze, mostrano tassi di mortalità significativamente più bassi per la malattia di Alzheimer rispetto ad altre professioni. Questa scoperta solleva interrogativi interessanti sulla relazione tra le obbligazioni lavorative che richiedono intensi sforzi di navigazione e memoria spaziale e il rischio di sviluppare questa malattia neurodegenerativa.

Tassisti e ambulanze: dati interessanti

Lo studio, condotto da Anupam B Jena dell’Harvard Medical School e pubblicato su The BMJ, ha analizzato l’andamento dei decessi di quasi 9 milioni di persone tra il 2020 e il 2022, identificando le occupazioni e le relative cause di morte. Di queste, il 3,9% ha registrato la malattia di Alzheimer come causa di decesso. In particolare, tra gli autisti di taxi, solo 171 (circa l’1,03%) sono deceduti per questa malattia, mentre il tasso per gli autisti di ambulanze è stato dello 0,74%.

Questi dati mostrano che sia tassisti che autisti di ambulanze presentano i tassi di mortalità per malattia di Alzheimer più bassi tra tutte le professioni analizzate. I loro tassi, rispettivamente 1,03% e 0,91%, si confrontano favorevolmente con quello della popolazione generale, che si attesta attorno all’1,69%.

Implicazioni neurologiche

Ma quali potrebbero essere le ragioni alla base di questa osservazione? Una possibile spiegazione risiede nell’importanza dell’ippocampo, una regione del cervello collegata alla memoria spaziale e all’orientamento. Studi precedenti hanno dimostrato che l’ippocampo è più sviluppato nei tassisti di Londra, suggerendo che le professioni che richiedono abilità di navigazione possano contribuire a una sorta di “allenamento” cognitivo.

I risultati dello studio non supportano questa stessa tendenza per altre professioni legate ai trasporti, come i piloti di aerei o gli autisti di autobus, i quali seguono percorsi prestabiliti. Questo suggerisce che il continuo coinvolgimento in attività che stimolano il cervello potrebbe essere un fattore protettivo contro lo sviluppo della malattia di Alzheimer.

Limitazioni della ricerca

È importante notare che si tratta di uno studio osservazionale; pertanto, non è possibile trarre concluse definitive su un legame di causa-effetto. Gli autori riconoscono anche molte limitazioni, inclusa la possibilità che individui a rischio più elevato di sviluppare la malattia di Alzheimer scelgano professioni differenti. Tuttavia, si ritiene improbabile che ciò influisca significativamente sui risultati, poiché i sintomi iniziali dell’Alzheimer di solito si manifestano dopo l’età lavorativa.

Come affermano i ricercatori, “consideriamo questi risultati non come conclusivi, ma piuttosto come generatori di ipotesi”. Essi sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche per determinare se l’impegno in attività cognitive spaziali, come quelle richieste per le professioni di tassista e autista di ambulanze, possa influenzare effettivamente il rischio di morte per malattia di Alzheimer e se certe attività cognitive possano avere effetti preventivi.

In conclusione, questo studio getta una luce affascinante su come le nostre professioni possano influenzare la salute cerebrale e potrebbe suggerire vie innovative per strategie di prevenzione e intervento contro la malattia di Alzheimer.

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