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Crisi bagni pubblici Gran Bretagna: chiusi il 50% dai tagli e nessuno vuole essere lo zar

Crisi bagni pubblici Gran Bretagna: chiusi il 50% dai tagli e nessuno vuole essere lo zar

Sporchi, inaccessibili, spesso chiusi. E la situazione, in Gran Bretagna, è destinata a peggiorare. La crisi dei bagni pubblici è un problema infrastrutturale serio, acuito da anni di tagli e dalla mancanza di una strategia nazionale. Il dato è allarmante: dal 2000, il Paese ha perso circa il 50% dei suoi servizi igienici pubblici.

La figura che più ha lottato contro questo declino è Raymond Martin, instancabile amministratore delegato della British Toilet Association (BTA). Appassionato del suo singolare lavoro, Martin ha dedicato la vita a ispezionare bagni e a perorare la causa di un servizio fondamentale. Ma quest’anno compirà 70 anni e sta cercando un successore con la sua stessa passione. La domanda è: chi vorrà prendere il suo posto?

La crisi ha un’origine precisa. Quando nel 2010 il governo di coalizione Con-Lib introdusse le politiche di austerity, i tagli ai bilanci dei comuni furono draconiani. Per risparmiare, molte amministrazioni locali fecero la scelta più semplice: chiudere i bagni pubblici. Una tendenza che non si è più invertita, anzi, è stata aggravata dalla pandemia di Covid, dopo la quale molti servizi igienici temporaneamente chiusi non hanno mai riaperto.

La BTA, fondata nel 1999, ha cercato di portare la questione all’attenzione del governo, affrontando anche temi come la fornitura di cestini per assorbenti nei bagni maschili. Ma le sue battaglie si scontrano spesso con un muro di imbarazzo e disinteresse. La prova definitiva? La proposta di nominare uno “zar dei bagni” per supervisionare il servizio è stata prontamente respinta. La ragione, come riporta Martin, è stata cinica e semplicistica: “Nessuno vuole essere il ministro della cacca. Nessuno vuole essere il ministro dei bagni”.

Mentre Raymond Martin si avvia verso il meritato pensionamento, la sua missione rimane più cruciale che mai. Senza una guida e senza una volontà politica di investire in un’infrastruttura così vitale per la dignità e il turismo, il Regno Unito rischia di vedere un’ulteriore, drammatica riduzione dei suoi bagni pubblici.

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