Santa Maria Goretti, una delle sante più amate e venerate in Italia, potrebbe presto ricevere un nuovo e importante ruolo spirituale dal Vaticano. Si parla, infatti, della sua proclamazione a protettrice delle donne vittime di violenza, un riconoscimento che renderebbe la sua figura di eterna attualità nella lotta contro i femminicidi.
La sua storia, drammatica e al tempo stesso piena di grazia, risale al 1902. Maria Goretti, chiamata affettuosamente Marietta, aveva solo 11 anni quando, nelle campagne di Latina, subì un tentativo di stupro da parte di Alessandro Serenelli. La bambina reagì con tutte le sue forze, ma l’uomo, accecato dalla rabbia, la uccise con un punteruolo. Prima di spirare, Maria riuscì a perdonare il suo aggressore, un gesto di straordinaria misericordia che divenne il fulcro della sua santità. Fu proprio per questo suo eroico perdono che Pio XII la proclamò prima beata e poi santa, definendola “piccola e dolce martire della purezza”.
La storia di Maria Goretti e il suo martirio
La vicenda umana di Maria Goretti è profondamente segnata dalla povertà. Nata nelle Marche, si era trasferita con la famiglia nell’Agro pontino per lavorare la terra. Dopo la morte del padre per malaria, i Goretti andarono a vivere insieme alla famiglia Serenelli per risparmiare. Fu in questo contesto di convivenza forzata che Alessandro Serenelli, un ventenne, sviluppò le sue ossessioni. Il 5 luglio 1902, la sua brama sfociò in violenza. Trascinata nella cucina del casolare, Marietta oppose una resistenza che le costò la vita, colpita da 14 ferite mortali.
Il suo aggressore, Alessandro Serenelli
Un simbolo di purezza e coraggio per i nostri tempi
Oggi, Maria Goretti non è solo la patrona di Latina, festeggiata ogni 6 luglio, ma un potente simbolo di coraggio e redenzione. Le sue spoglie sono conservate nel santuario di Nettuno, meta di continui pellegrinaggi da parte di fedeli che ne invocano l’intercessione. La sua figura è stata più volte ricordata dai Papi: Paolo VI la chiamò “atleta del Signore”, Giovanni Paolo II la annoverò tra le sante più amate del Novecento, Benedetto XVI ne lodò la forza contro il male e Francesco la celebrò come “testimone del perdono”.
La proposta di eleggerla a celeste protettrice delle donne maltrattate giunge in un momento in cui la cronaca continua a riempire le pagine di tragici episodi di femminicidi, stupri e violenze. La sua storia, seppur lontana nel tempo, parla un linguaggio universale di resistenza alla brutalità e di una forza che va al di là della paura fisica. In un’epoca che fatica a trovare risposte alla violenza di genere, la sua testimonianza di purezza e di coraggio offre un messaggio potente di speranza e di lotta, ricordando che il valore di una persona risiede nella sua inviolabile dignità.
