Navalny prevede la sua morte in carcere: le rivelazioni delle sue memorie
Il mondo ha assistito con inquietudine agli eventi che hanno coinvolto Alexei Navalny, il noto dissidente russo e principale oppositore del presidente Vladimir Putin. In un estratto delle sue memorie, pubblicato dal New Yorker in vista dell’uscita del libro “Patriot”, prevista per il 22 ottobre, emerge un’intensa riflessione sulla sua condizione. Navalny, che ha trascorso quasi due anni nelle prigioni russe, ha scritto: “Trascorrerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui”. Queste parole, pronunciate il 22 marzo 2022, risuonano ancor più forti dopo la sua morte avvenuta qualche mese fa in una cella di una colonia penale situata nell’Artico russo.
Un diario dal carcere
Durante la detenzione, Navalny ha redatto un diario che fornisce uno sguardo profondo sulle sue convinzioni politiche e le sue paure. Condannato a 19 anni di carcere con accuse di “estremismo”, il suo libro rappresenta non solo una testimonianza personale, ma una critica feroce a un regime che accusa di essere composto da “bugiardi, ladri e ipocriti”. In un passaggio del diario datato 17 gennaio 2022, scrive: “L’unica cosa di cui dovremmo aver paura è che consegneremo la nostra patria al saccheggio di una banda di bugiardi, ladri e ipocriti”.
La decisione di tornare in Russia, malgrado il rischio di arresto, è stata per lui una questione di integrità e attaccamento alla patria. Rispondendo a chi gli chiedeva perché avesse scelto di farlo, Navalny dichiarava: “Non voglio rinunciare al mio Paese né tradirlo. Se le tue convinzioni hanno un significato, devi essere pronto a difenderle e fare sacrifici se necessario”. La sua determinazione da un lato risalta la sua vocazione politica, dall’altro sottolinea il prezzo personale che prefigurava di pagare.
Una visione inquietante della sua fine
Nel suo diario, Navalny non esita a fare riferimento ai numerosi tentativi di assassinarlo. Con una sottile ironia, affermava che le sue memorie sarebbero state un “memoriale”. Ammetteva: “Se mi colpiscono, la mia famiglia otterrà l’anticipo e le royalties che, spero, ci saranno”. Questa dichiarazione evidenzia una profonda consapevolezza della propria vulnerabilità e un umorismo nero che contrasta con le gravi circostanze in cui si trovava.
La sua premura di lasciare un’eredità tangibile attraverso il libro, anche in caso di una tragica fine, rivela la sua tenacia e il desiderio di far sentire la propria voce. “Ammettiamolo, se un tentativo di assassinio poco chiaro con un’arma chimica, seguito da una tragica fine in prigione, non riesce a smuovere un libro, è difficile immaginare cosa potrebbe farlo”, scriveva, rivelando la lucidità con cui analizzava la situazione politica e sociale della Russia contemporanea.
La pubblicazione di “Patriot” è attesa come una testimonianza significativa nella lotta per la democrazia in Russia. Ormai scomparso, Navalny rimane una voce potente, il cui messaggio di resistenza e speranza continua a ispirare molti, non solo in Russia, ma in tutto il mondo.