Toghe in mobilitazione contro la riforma della giustizia e possibili scioperi
L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) è scesa in campo per opporsi alla riforma della giustizia proposta dal governo, mobilitando circa 700 magistrati durante un’assemblea straordinaria che si è svolta a Roma. La mozione finale approvata dai partecipanti ha delineato una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sui potenziali pericoli di questa riforma, definita da alcuni come un attacco diretto alla Costituzione.
Iniziative di mobilitazione della magistratura
Tra le decisioni più significative, si è deliberato di costituire un comitato operativo a protezione della Costituzione, che sarà aperto all’avvocatura, all’università e alla società civile, e sarà indipendente da ogni ingerenza politica. Questo organo ha l’obiettivo di informare i cittadini sui rischi associati alla riforma e di preparare una possibile consultazione referendaria. Non mancheranno anche manifestazioni nazionali, da svolgersi in luoghi istituzionali significativi, per protestare contro l’eventuale approvazione della proposta di riforma.
In aggiunta, l’ANM ha deciso di considerare l’indizione di uno o più scioperi in relazione al percorso parlamentare del disegno di legge costituzionale, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui rischi connessi a questi cambiamenti legislativi.
Le preoccupazioni del presidente dell’ANM
Giuseppe Santalucia, presidente del sindacato dei magistrati, ha descritto la riforma della giustizia come “uno strappo e non una nuova trama del tessuto costituzionale”. Ha evidenziato come la magistratura sia sotto attacco, soprattutto da parte di settori della stampa e dei media che la criticano aspramente. Secondo Santalucia, tali attacchi hanno creato una perdita di fiducia nel sistema giudiziario, fomentata dalla politicizzazione e dall’ostilità verso il governo.
Santalucia ha anche messo in luce l’atteggiamento di alcuni politici nei confronti della giurisdizione, sottolineando che le proposte contenute nella riforma, come i test psico-attitudinali e i temi legati all’errore giudiziario, non sono state oggetto di un approfondimento costruttivo. Piuttosto, sembrano essere strumenti usati per minare la credibilità dell’ordine giudiziario.
I rischi insiti nella riforma
Nella sua relazione all’assemblea, Santalucia ha esposto le incoerenze presenti nella riforma, suggerendo che il vero obiettivo sia la “frammentazione” della magistratura e del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Contrariamente a quanto dichiarato dal governo e agli sforzi di “potenziare” il ruolo del giudice, il presidente dell’ANM sostiene che la riforma tende a indebolire il sistema giudiziario.
“Se l’obiettivo fosse realmente il rafforzamento della figura e del ruolo del giudice, credo che ci sarebbero strade più semplici da seguire, come rispettare la funzione dei giudici anche quando le loro decisioni sono impopolari”, ha affermato Santalucia, rimarcando che la riforma potrebbe portare a un deterioramento della giustizia in Italia.
Sospetti sul futuro del pubblico ministero
Santalucia ha espresso preoccupazione per il futuro del pubblico ministero, affermando che, sebbene il ministro della giustizia assicurasse che il pubblico ministero non sarebbe soggetto al potere politico, una riforma di questo tipo altera inevitabilmente un equilibrio consolidato. “Quando alteriamo un equilibrio costituzionale, è necessario trovare una nuova forma di ricomposizione”, ha avvertito, citando esperienze di ordinamenti in cui esiste un legame diretto tra pubblico ministero ed esecutivo.
In conclusione, il presidente dell’ANM ha espresso fermezza sulla necessità di vigilare attentamente su queste modifiche, invitando alla trasparenza e a un confronto serio sui temi in gioco per il futuro della giustizia in Italia. La mobilitazione dei magistrati segna un momento cruciale nella difesa della democrazia e della legalità.