Cronaca

Ergastolo per il killer di Diabolik, esclusa l’aggravante mafiosa

Ergastolo per il killer di Diabolik, esclusa l'aggravante mafiosa

Ergastolo per il killer di Diabolik, esclusa l’aggravante mafiosa

È arrivata la sentenza per il delitto di un noto esponente del tifo organizzato romano. Raul Esteban Calderon, noto per essere il killer del capo ultrà degli ‘Irriducibili’ della Lazio, Fabrizio Piscitelli, conosciuto da tutti come Diabolik, è stato condannato all’ergastolo. La decisione è stata presa dalla Terza Corte d’Assise di Roma, che ha emesso il verdetto dopo una camera di consiglio tenutasi oggi, martedì.

Omicidio di Fabrizio Piscitelli

Calderon, la cui vera identità è Gustavo Alejandro Musumeci, è accusato di aver assassinato Piscitelli il 7 agosto 2019, colpendolo con un colpo di pistola alla testa nel parco degli Acquedotti, nel quartiere Tuscolano di Roma. Nonostante la gravità del crimine, il tribunale ha escluso l’aggravante del metodo mafioso, che era stata sollecitata dalla procura.

Il delitto di Piscitelli ha scosso il mondo del tifo sportivo, non solo per la sua importanza nel panorama calcistico italiano, ma anche per il contesto di violenza che lo ha circondato. La figura di Diabolik era conosciuta e temuta tra i suoi seguaci e avversari, rendendo la sua uccisione un evento di grande rilievo.

Le accuse nei confronti di Calderon

Oltre all’omicidio volontario, Calderon deve affrontare anche l’accusa di detenzione abusiva di armi. La procura, guidata dal procuratore aggiunto Ilaria Calò e dagli assistenti Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, ha delineato un quadro preoccupante, sostenendo che Calderon non fosse un semplice esecutore, ma avesse anche ruoli chiave nella gestione di traffici illeciti.

Infatti, una settimana fa, è emersa una nuova misura cautelare che lo ha coinvolto insieme ad altre 25 persone nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dai carabinieri del comando provinciale. Secondo le accuse, Calderon avrebbe avuto legami molto stretti con il criminale Michele Senese, ed è ritenuto un complice nella pianificazione di operazioni strategiche del sodalizio criminoso.

Coinvolgimento in traffici di droga

La DDA di Roma ha rivelato che Calderon non si sarebbe limitato a detenere e cedere cocaina, ma si sarebbe attivato per trovare ulteriori canali di procuramento della droga all’ingrosso. Inoltre, è accusato di aver fornito armi a Molisso e di aver gestito trasferimenti di denaro ai familiari di altri membri del gruppo, per sostenere le loro spese legali.

La condanna all’ergastolo rappresenta un passo significativo nella lotta contro la criminalità organizzata e la violenza nel tifo calcistico. Rimangono comunque elevate le preoccupazioni legate ai legami fra tifo e criminalità, che continuano a rappresentare una sfida per le autorità italiane. La figura di Calderon, e il crimine di cui si è reso protagonista, saranno seguiti con attenzione dalle forze dell’ordine e dalla società civile.

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