Cento anni dall’arrivo di Cesare Mori in Sicilia: storia ed evoluzione dell’antimafia
L’anno 2025 segnerà il centenario dell’arrivo di Cesare Mori in Sicilia, una figura centrale nella storia della lotta alla mafia. La sua azione come “prefetto di ferro”, iniziata nel 1925, ha avuto un impatto significativo sulla repressione del crimine organizzato in un periodo critico della storia italiana. Attraverso un’analisi dettagliata delle sue operazioni e delle riforme introdotte nell’epoca fascista, possiamo comprendere meglio l’evoluzione dell’antimafia e le sue dinamiche.
Il processo Adragna e il fenomeno mafioso
Il processo del 1938, noto come ‘Adragna+191’, rappresenta una pietra miliare nella storia della giustizia italiana. È emerso da un dettagliato processo verbale che denunciava 175 individui accusati di appartenere a un’associazione mafiosa nel contesto dell’Agro palermitano. Questo processo, che ha portato alla luce il profondo radicamento della mafia a Palermo, è stimolato dalla collaborazione di Salvatore Cracolici, chiamato anche Funciazza, che ha iniziato a cooperare con le autorità. Il suo confronto con Vito Graziano è particolarmente emblematico, rievocando i drammi della mafia e i maxiprocessi che avrebbero segnato la storia del nostro paese.
Il significato dei collaboratori di giustizia
Cracolici è definito un ‘proto-pentito’, un concetto inedito per l’epoca. Secondo Costantino Visconti, penalista e curatore di un volume sull’antimafia, è fondamentale non limitarsi al dato giuridico, ma considerare il contesto sociale e culturale in cui si sviluppa la mafia. Questa analisi integrata consente di comprendere meglio l’impatto della repressione fascista e le sue limitazioni nel contrasto alla mafia.
L’arrivo di Mori ha segnato l’inizio di una nuova fase nella lotta contro la mafia, caratterizzata da un approccio sistematico e coordinato. La sua strategia ha incluso non solo la repressione tramite processi, ma anche l’introduzione di nuovi strumenti investigativi e l’uso della polizia per isolare e colpire le organizzazioni mafiose.
Due fasi della repressione fascista
La repressione fascista può essere suddivisa in due distinte fasi. La prima, che va dal 1925 al 1929, vede Mori impegnato in azioni che hanno coinvolto quasi 14.000 individui. Durante questo periodo, la mafia fu dichiarata sconfitta dal regime. Tuttavia, una seconda fase, meno visibile nei media dell’epoca, ha messo in luce il fatto che molti mafiosi condannati erano tornati in circolazione, sostenendo l’idea che il crimine organizzato non fosse veramente stato estirpato.
Il ruolo dell’Ispettorato regionale di polizia
Nel 1933, il regime fascista ha istituito l’Ispettorato regionale di polizia, simile all’attuale DIA, allo scopo di affrontare seriamente il problema mafioso. Sotto la guida di Giuseppe Gueli, allievo di Mori, questo organismo ha operato in tutta la Sicilia occidentale, raccogliendo informazioni cruciali per combattere la mafia e prevenire la ricomposizione delle cosche.
Grazie a queste investigazioni, il processo Adragna ha potuto evidenziare il vincolo associativo tra i membri della mafia, contestando per la prima volta il reato associativo come sancito dal codice Rocco del 1930. Questo approccio ha fornito strumenti fondamentali che sarebbero stati riutilizzati nei decenni successivi.
Dalla legge Rognoni-La Torre al 416 bis
L’importanza della legge Rognoni-La Torre del 1982, che introdusse il 416 bis, sta nel suo valore simbolico. Per la prima volta, lo Stato italiano ha riconosciuto ufficialmente la mafia come un fenomeno criminale da perseguire e punire. Questa legge ha rappresentato una risposta politica e sociale forte contro il crimine organizzato, ponendo le basi per le strategie di contrasto nei decenni successivi.
La presentazione del volume dedicato a questo tema avverrà il 29 marzo presso l’Università di Palermo. Gli autori, assieme al procuratore della Repubblica e a esperti del settore, offriranno un’introduzione dettagliata a questo importante capitolo della nostra storia.
In conclusione, il centenario dell’arrivo di Cesare Mori in Sicilia ci invita a riflettere su come la lotta contro la mafia si sia evoluta nel corso degli anni, imparando dalle lezioni passate e continuando a promuovere una giustizia autentica e inclusiva.