Cronaca

Copasir: Casarini spiato sotto il governo Conte II, Cancellato non intercettato dai servizi italiani

Copasir: Casarini spiato sotto il governo Conte II, Cancellato non intercettato dai servizi italiani

Copasir: Casarini spiato sotto il governo Conte II, Cancellato non intercettato dai servizi italiani

I Servizi segreti italiani non hanno mai utilizzato lo spyware Graphite per intercettare il giornalista Francesco Cancellato, direttore di Fanpage. Lo conferma la relazione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, approvata all’unanimità dopo un’indagine approfondita. Le intercettazioni, però, hanno riguardato altri nomi: gli attivisti Luca Casarini e Giuseppe Caccia dell’Ong Mediterranea Saving Humans, e il sudanese David Yambio, tutte autorizzate durante il governo Conte II.

### Le intercettazioni autorizzate
Le attività di sorveglianza sono state due, entrambe legittimate da precise autorizzazioni. La prima, avviata il 23 dicembre 2019, è stata firmata dall’allora Presidente del Consiglio e dal Procuratore generale di Roma, e si è conclusa a marzo 2020. L’obiettivo erano Casarini e Caccia.

La seconda, partita il 26 maggio 2020, è durata fino a maggio 2024 e ha incluso anche Yambio. Anche in questo caso, le proroghe sono state validate dalla magistratura. Il Copasir ha sottolineato che tutto è avvenuto nei limiti di legge, senza abusi.

### Il caso Cancellato e i rischi per le indagini segrete
La relazione esclude categoricamente che Francesco Cancellato sia stato spiato. “Non risulta alcuna autorizzazione a suo carico”, si legge nel documento. Un punto fermo dopo mesi di polemiche.

Tuttavia, il caso ha sollevato un problema più ampio: il rischio di esporre operazioni segrete. Il Copasir invita Parlamento e Governo a valutare nuove norme per proteggere la riservatezza delle indagini, magari con un controllo preventivo su eventuali intercettazioni. Una regolamentazione che, vista la natura globale degli spyware, dovrebbe essere estesa a livello europeo e internazionale.

Intanto, la vicenda conferma una verità scomoda: anche in democrazia, la sorveglianza è uno strumento legittimo, ma va usato con trasparenza. E i controlli, come dimostra questa inchiesta, restano fondamentali.

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