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Un tribunale milanese ha condannato Fares Bouzidi, il 22enne tunisino amico di Ramy Elgaml, a due anni e otto mesi di reclusione con il rito abbreviato per resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza arriva dopo l’inchiesta sull’inseguimento dei carabinieri nella notte tra il 23 e il 24 novembre scorso, conclusosi con la morte del 19enne egiziano in un incidente in via Ripamonti. Il giudice ha inoltre ordinato un risarcimento di 2.000 euro per ciascuno dei sei militari che si erano costituiti parti civili.
La ricostruzione dei fatti
Secondo l’accusa, Bouzidi avrebbe guidato lo scooter con Ramy Elgaml a bordo in modo spericolato durante l’inseguimento, raggiungendo velocità elevatissime per circa otto chilometri. Le manovre pericolose avrebbero messo a rischio non solo la vita del passeggero, ma anche quella dei carabinieri coinvolti. L’imputato, difeso dagli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza, era inizialmente agli arresti domiciliari, poi convertiti in obbligo di firma.
I sei militari, indagati in un procedimento separato, non erano presenti in aula. La vicenda aveva scatenato tensioni nel quartiere Corvetto, dove viveva Ramy. Il giudice ha inoltre disposto la confisca della catenina e dei soldi trovati nel borsello di Bouzidi.
La reazione della difesa
“Una sentenza che ci delude”, ha commentato l’avvocato Romagnoli, sottolineando come la condanna sia stata ritenuta eccessiva rispetto ai fatti contestati. La difesa aveva invocato la scriminante degli atti arbitrari, sostenendo che i carabinieri avrebbero ecceduto nei loro doveri durante l’inseguimento.
Particolarmente contestato è stato il risarcimento del danno morale accordato ai militari. L’avvocata Piazza ha ricordato alcuni audio in cui i carabinieri, dopo l’incidente, sembravano “esultare” per aver fermato lo scooter. “Erano davvero così provati?”, ha chiesto in aula. Nonostante le critiche, il giudice ha confermato il risarcimento. “Faremo appello”, ha annunciato Piazza, lasciando intendere che la battaglia legale non è ancora conclusa.
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