Mondo

Trump all’Assemblea ONU: “Ho fermato sette guerre in sette mesi”, attacchi a Biden e critiche alle Nazioni Unite

Trump all'Assemblea ONU: "Ho fermato sette guerre in sette mesi", attacchi a Biden e critiche alle Nazioni Unite

In un intervento lungo e dai toni insolitamente duri, Donald Trump ha rivolto critiche senza precedenti alle Nazioni Unite durante il suo discorso all’Assemblea generale dell’ONU. Il presidente degli Stati Uniti ha messo in discussione l’utilità stessa dell’organizzazione, auto-proclamandosi l’unico leader in grado di risolvere le crisi globali, dai conflitti armati all’immigrazione.

L’autocelebrazione e le accuse all’ONU

Mentre il mondo affronta guerre a Gaza, in Ucraina e in Sudan, Trump ha affermato di aver fermato personalmente sette guerre in sette mesi, “come mai nessun leader nel mondo”. Tra questi, ha citato la fine delle tensioni tra Israele e Iran, tra Cambogia e Thailandia, e tra Armenia e Azerbaigian. Ha poi accusato le Nazioni Unite di non aver nemmeno tentato di aiutare in nessuno di questi casi, definendola inefficace.

Il suo discorso è andato ben oltre i tempi concessi, trasformandosi in una vera e propria lezione per gli stati membri. Un attacco frontale alla missione multilaterale dell’ONU, in netto contrasto con l’appello all’unità lanciato poco prima dal segretario generale António Guterres.

Gli attacchi a Biden e agli alleati NATO

Come da copione, Trump non ha perso l’occasione per colpire il suo predecessore, Joseph Biden, accusandolo di aver creato le condizioni per l’invasione russa dell’Ucraina. Ha poi puntato il dito contro Cina e India, rei di finanziare la guerra acquistando petrolio russo. La sua minaccia: imporre nuovi dazi alla Russia solo se l’Europa interromperà completamente gli acquisti di gas e petrolio russi.

Gli europei sono stati infatti accusati di “finanziare la guerra contro loro stessi”. Un attacco frontale agli alleati della NATO che ha sottolineato le crepe nelle relazioni transatlantiche.

Immigrazione, clima e le minacce al Brasile

Altro tema caldo, l’immigrazione. Trump ha dichiarato che “è tempo di mettere fine ai confini aperti” e ha esortato, con toni minacciosi, gli altri Paesi a seguire il suo esempio: “O finirete nell’inferno”. Sul fronte ambientale, ha bollato il cambiamento climatico come “la più grossa truffa perpetrata al mondo” e gli accordi di Parigi sul clima come “un’altra truffa”, definendo l’energia verde la “strada che porta alla bancarotta”.

Non sono mancati attacchi personali. Dopo le critiche del presidente del Brasile, Inacio Lula da Silva, sulle ingerenze nella giustizia brasiliana a seguito della condanna di Jair Bolsonaro per il tentato colpo di stato, Trump ha replicato con una minaccia irrituale: “Il Brasile sta facendo molto male e continuerà a fare male se non collaborerà con noi”.

La posizione sulla questione palestinese

In merito alla complessa questione palestinese, Trump ha ribadito la sua linea dura: non riconoscerà uno Stato palestinese, a differenza di alleati come Regno Unito e Francia. Si è limitato a chiedere la restituzione di tutti gli ostaggi da Gaza, senza menzionare l’offensiva israeliana né la gravissima crisi umanitaria nell’enclave palestinese, dove il blocco degli aiuti ha scatenato accuse di genocidio.

Un discorso che ha messo in luce una visione unilaterale delle relazioni internazionali, in netto contrasto con lo spirito di cooperazione che dovrebbe animare le Nazioni Unite.

Condividi questo articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *