Roma è oggi il palcoscenico di una mobilitazione sindacale di grande rilievo. Il corteo nazionale della Cgil, denominato “La democrazia al lavoro”, ha preso vita da Piazza della Repubblica per snodarsi attraverso le vie del centro e concludersi in Piazza San Giovanni.
All’apertura della manifestazione, il segretario generale Maurizio Landini ha spiegato le ragioni della protesta: “Siamo in piazza per rimettere al centro i problemi di chi lavora eppure resta povero, e il futuro dei giovani”. Landini ha lanciato un appello chiaro per un cambio di rotta, sottolineando la necessità di “aumentare i salari, far pagare le tasse a chi non le paga, realizzare una vera riforma fiscale e investire in sanità e politiche industriali”.
Le parole più forti, tuttavia, sono arrivate sul tema della legge di bilancio. Landini ha avvertito che la mobilitazione “non finisce qui” e che il sindacato “valuterà senza escludere nulla” se il governo e il Parlamento non modificheranno “radicalmente una legge che consideriamo sbagliata”. Un monito che suona come una minaccia di sciopero, lasciando intendere che ogni opzione, compresa l’astensione dal lavoro, è sul tavolo.
La tensione politica è emersa anche nello scontro a distanza con il vice premier Matteo Salvini. Replicando agli attacchi, Landini ha accusato Salvini di “raccontare balle” e di aver peggiorato la situazione sui temi cruciali. “Non era lui che aveva promesso di abolire la legge Fornero? Invece quello che hanno fatto ci ha reso il Paese con l’età pensionabile più alta”, ha affermato il leader della Cgil, aggiungendo che i giovani sono sempre più precari e che le promesse non sono state mantenute.
Con questa giornata di protesta, la Cgil vuole dunque lanciare un segnale forte alle istituzioni: una parte significativa del paese chiede un cambiamento profondo delle politiche economiche e sociali, e la mobilitazione della Cgil è pronta a intensificarsi se le loro richieste non verranno ascoltate.
