Il caso di Garlasco, a distanza di anni, continua a rivelarsi un vero e proprio rompicapo giudiziario. Al centro della complessa matassa investigativa c’è l’omicidio di Chiara Poggi, ma attorno a questo si sono sviluppate una serie di inchieste collaterali che coinvolgono magistrati, forze dell’ordine e un sistema di malaffare. Il quadro è reso ancor più intricato dal confronto tra due procure: quella di Pavia e quella di Brescia.
Il ground zero: l’omicidio di Chiara Poggi
Il punto di partenza rimane l’inchiesta “madre” sull’uccisione di Chiara Poggi, per la quale è accusato Andrea Sempio. Recentemente, la vicenda ha avuto una nuova svolta. La difesa di Alberto Stasi, altro imputato nel caso, ha presentato una consulenza che sostiene l’attribuibilità a Sempio del DNA ritrovato sulle unghie della vittima. Una circostanza dalle potenzialità esplosive, che attende però di essere confermata o smentita. La verità scientifica dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, al termine dell’incidente probatorio in corso davanti al giudice Daniela Garlaschelli.
L’ingresso in scena della Procura di Brescia
Il panorama si è complicato con l’intervento della Procura di Brescia, chiamata a indagare su possibili illeciti all’interno dell’apparato giudiziario. Le toghe di un distretto, infatti, non possono occuparsi dei propri colleghi. I pm bresciani sono entrati in scena alla fine di settembre con un’indagine sulla presunta corruzione dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti. Secondo le accuse, nel 2017 Venditti avrebbe intascato tra i 20 e i 30mila euro per chiedere l’archiviazione di Andrea Sempio, richiesta poi accolta da un giudice. In questa inchiesta, i familiari di Sempio e alcuni ex carabinieri sono stati sentiti come persone informate sui fatti.
Il caso Clean: il sistema di malaffare a Pavia
Parallelamente, la Procura di Pavia porta avanti l’operazione ‘Clean’, un’inchiesta che mira a smantellare quello che viene descritto come un radicato sistema di malaffare nella cittadina lombarda. Un sistema che avrebbe coinvolto lo stesso Venditti, poliziotti giudiziari e imprenditori. L’inchiesta Clean si articola in più filoni:
* In ‘Clean 2’, tra i condannati con il rito abbreviato lo scorso luglio figura Antonio Scoppetta, ex carabiniere che svolse le indagini sul delitto di Garlasco nel 2017. A lui sono stati inflitti 4 anni e mezzo per corruzione e stalking.
* ‘Clean 1’ è ancora in corso e ha portato al rinvio a giudizio di tredici persone, tra cui, nuovamente, Scoppetta.
* Più recente è ‘Clean 3’, che coinvolge sempre l’ex procuratore Venditti insieme al pm milanese Pietro Paolo Mazza. Secondo l’accusa, i due magistrati avrebbero ricevuto “varie utilità, tra cui pranzi e agevolazioni sulla vendita di auto” da Cristiano D’Arena, titolare della società Esitel, che si occupò anche delle intercettazioni nell’indagine del 2017 su Sempio.
La richiesta di trasferire l’indagine
Proprio questa fitta rete di connessioni ha spinto l’avvocato Domenico Aiello, legale di Mario Venditti, a chiedere il trasferimento dell’indagine su Sempio da Pavia a Brescia. La richiesta si basa sul fatto che, a codice alla mano, esisterebbe una connessione tra il delitto di Garlasco e l’inchiesta Clean. Il motivo? Sia nelle indagini sull’omicidio che in quelle sul malaffare sarebbero stati utilizzati gli stessi carabinieri e finanzieri. Questo, secondo la difesa, obbligherebbe a spostare tutto a Brescia per “trascinamento”, visto che in quel distretto sono già sotto inchiesta dei magistrati. Una mossa che, se accolta, aggiungerebbe un altro tassello a un caso giudiziario che non smette di far discutere.
