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Assad fugge a Mosca dopo la caduta del regime: i ribelli prendono Damasco

Assad fugge a Mosca dopo la caduta del regime: i ribelli prendono Damasco

Assad fugge a Mosca dopo la caduta del regime: i ribelli prendono Damasco

Dopo anni di conflitto, la Siria ha vissuto un cambiamento drammatico con la caduta del regime di Bashar al-Assad. Gli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham hanno dichiarato di aver preso il controllo di Damasco, annunciano così l’inizio di una nuova era per il paese. In una rapida offensiva, i ribelli hanno occupato la capitale, lasciando il presidente Assad costretto a fuggire, prima in Mosca e successivamente in una situazione di esilio.

Cosa è successo a Damasco

Le notizie provenienti da Damasco parlano chiaro: il leader ribelle Abu Mohammed al-Jolani è arrivato nella città poche ore dopo la presa. Il regime al potere è stato dichiarato rovesciato, e le forze ribelli hanno saccheggiato la residenza di Assad. Secondo quanto riportato dalle agenzie russe, il presidente ha trovato asilo in Russia, ufficialmente per motivi umanitari. Tuttavia, i rapporti indicano che il regime siriano è completamente in rotta.

Al-Jolani, durante un’apparizione su una televisione di stato ora sotto il controllo ribelle, ha affermato: “Siamo determinati a completare il percorso iniziato nel 2011”, promettendo di garantire i diritti del popolo siriano e di proseguire fino alla vittoria finale.

Le ripercussioni dell’assalto

La situazione a Damasco è tesa. Nella mattinata successiva alla presa di potere, uomini armati hanno fatto irruzione nel giardino dell’ambasciatore d’Italia, ma, fortunatamente, non ci sono stati incidenti violenti. Intanto, i funzionari di sicurezza del regime si sono ritirati dall’aeroporto internazionale di Damasco, precisamente in corrispondenza della partenza di un aereo privato che si presume trasportasse Assad.

Un clima di festa ha invaso le strade di Homs, dove la popolazione ha celebrato la cattura della città, mentre i ribelli hanno confermato la liberazione della prigione militare di Saydnaya, un simbolo della repressione sotto il regime di Assad.

Le reazioni internazionali

Il crollo del regime siriano ha scatenato reazioni globali. Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato che Assad deve “essere ritenuto responsabile” per le sue azioni. Ha descritto la caduta del regime come un “atto fondamentale di giustizia” e un’opportunità storica per il popolo siriano.

Anche il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha commentato l’evento, affermando che la caduta di Assad non distruggerà l’asse di resistenza sostenuto dall’Iran, mentre il ministro turco Hakan Fidan ha espresso la speranza che un nuovo governo unisca il popolo siriano.

Il futuro della Siria

Con la caduta di un regime che ha governato con pugno di ferro, si apre ora un periodo di transizione per la Siria. Le dichiarazioni dei leader ribelli fanno presagire un futuro che mira a liberare il popolo siriano dalla sofferenza e dall’oppressione. La comunità internazionale osserva attentamente, auspicando un passaggio pacifico del potere e garantendo la sicurezza delle minoranze.

In questa nuova fase, molte domande rimangono senza risposta. Riusciranno i ribelli a mantenere l’ordine e a costruire un governo inclusivo? E come reagiranno i sostenitori di Assad, tra cui Russia e Iran? Solo il tempo lo dirà, ma per ora, i siriani festeggiano un cambiamento che sperano porti a un futuro migliore.

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