Cronaca

Orologio del Milan: il desiderio di un detenuto che cerca conforto e compagnia

Orologio del Milan: il desiderio di un detenuto che cerca conforto e compagnia

Orologio del Milan: il desiderio di un detenuto che cerca conforto e compagnia

La passione per il calcio è un sentimento che può superare qualsiasi barriera. Anche per un detenuto, può rappresentare un’ancora di salvezza e una fonte di gioia. Questa è la storia di M.M., un uomo di quasi 70 anni attualmente recluso nel carcere di San Vittore, il cui unico desiderio è possedere un orologio del Milan, la sua squadra del cuore. Un desiderio semplice, ma carico di significato, che lo avvicina al mondo esterno e agli affetti che ha perso.

Il desiderio di un orologio

Da due anni, M.M. vive in un ambiente difficile, ma non ha mai smesso di esprimere il suo sogno. Durante i colloqui con la sua avvocata, Antonella Calcaterra, ha parlato più volte dell’importanza di quel regalo: “Vorrei un orologio del Milan, mi farebbe sentire meno solo e più vicino alla squadra”. Questo desiderio ha colpito profondamente Calcaterra e la sua collega, Anastasia Bruno, che hanno deciso di intervenire.

Le avvocate, sensibili alla fragilità psicologica di M.M. e alla sua situazione di solitudine, hanno redatto un’istanza diretta al direttore del carcere, Giacinto Siciliano. Nella lettera, sottolineano l’importanza del gesto per un uomo che vive una condizione di isolamento e vulnerabilità.

L’autorizzazione del direttore

Grazie all’impegno delle avvocate, la richiesta ha ricevuto un riscontro positivo. Il direttore Siciliano ha autorizzato la consegna dell’orologio, che è stato successivamente portato in segreteria per i debiti controlli. La gioia di M.M. è stata palpabile: “Contentissimo”, ha rivelato Calcaterra, descrivendo la reazione emotiva del suo assistito. Tuttavia, M.M. ha deciso di non indossare subito l’orologio, temendo di rovinarlo. Per lui, rappresenta molto di più di un semplice accessorio: è un simbolo di speranza e appartenenza, che tiene come una reliquia nel suo spazio ristretto.

Conclusione

Questa storia ci ricorda che, anche nei momenti più difficili della vita, c’è sempre un modo per mantenere viva la propria passione e la propria umanità. Un orologio del Milan non è solo un oggetto, ma anche un ponte verso il mondo esterno e un mezzo per sentirsi parte di qualcosa di più grande. La dedizione delle avvocate e la sensibilità mostrata dal personale del carcere dimostrano come piccoli gesti possano avere un impatto profondo nella vita delle persone, anche in circostanze così complesse.

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