Famiglia di Cecilia Sala chiede riservatezza mentre continua la lotta per la sua liberazione
La situazione di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta nel carcere di Evin a Teheran dal 19 dicembre, continua a sollevare forte preoccupazione. Le autorità italiane stanno esercitando pressione per ottenere la sua liberazione, ma la famiglia ha lanciato un appello per maggiore riservatezza in questo momento critico.
Le autorità italiane in azione
L’ambasciatrice d’Italia in Iran, Paola Amadei, ha incontrato oggi il direttore generale per l’Europa del ministero degli Esteri iraniano. Durante l’incontro, ha ribadito la richiesta di un rilascio immediato per Cecilia, sottolineando l’importanza di garantire condizioni di detenzione dignitose. La Sala si trova in una cella di dimensioni ridotte, illuminata in continuazione, senza materasso né maschera per gli occhi.
Le notizie riguardo alle condizioni in cui si trova la giornalista sono inquietanti: Roma sta chiedendo che Teheran rispetti i diritti umani e che le venga fornita assistenza consolare, oltre a generi di conforto che finora non le sono stati concessi. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato: “Non possiamo accettare condizioni di detenzione che non siano rispettose della dignità della persona. Chiediamo con forza la liberazione immediata di Cecilia”.
Richiesta di silenzio stampa dalla famiglia
In risposta alla situazione attuale, i genitori di Cecilia, Elisabetta Vernoni e Renato Sala, hanno emesso una nota in cui chiedono riservatezza e discrezione. “La situazione di nostra figlia è complicata e molto preoccupante”, hanno scritto, esprimendo gratitudine per la solidarietà ricevuta ma riconoscendo che il dibattito pubblico potrebbe ostacolare le trattative per il suo rilascio.
I genitori hanno fatto sapere che preferirebbero evitare commenti e dichiarazioni, poiché credono che la fase attuale sia estremamente delicata. “Ci appelliamo agli organi di informazione affinché si astengano dal divulgare notizie sensibili e delicate”, hanno dichiarato, sperando così di facilitare il processo di liberazione di Cecilia.
Il contesto del caso Abedini
Intanto, il caso di Cecilia Sala si intreccia con quello di Mohammad Abedini, un cittadino svizzero-iraniano arrestato su richiesta degli Stati Uniti. Il ministro Tajani ha affermato che spetta alla magistratura decidere riguardo agli arresti domiciliari di Abedini, mentre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sta seguendo la questione con attenzione.
Durante un colloquio in carcere, Abedini ha espresso la sua solidarietà per la situazione di Cecilia, dicendo: “Pregherò per lei e per me”. Le autorità italiane continuano a lavorare incessantemente per assicurare il ritorno della giornalista a casa, dimostrando il loro impegno in questa complessa vicenda internazionale.
La lotta per la liberazione di Cecilia Sala non è solo una questione di diritti umani, ma anche una questione di dignità per una professionista che ha sempre creduto nell’importanza della libertà di stampa. Mentre le autorità italiane continuano le loro trattative, la famiglia aspetta, con la speranza che la riservatezza e l’impegno comune possano portare a una soluzione rapida e positiva.